Disconnetterci per raggiungere il nostro deserto quaresimale
venerdì 28 febbraio 2020
Come l'informazione sull'epidemia di Coronavirus in Italia non smette di occupare le prime pagine di giornali e telegiornali, così il tema Fede-Chiesa-epidemia continua a egemonizzare la blogosfera ecclesiale. Accade anche (ma non solo) a motivo della postura radicale assunta dalle voci antimoderne rispetto alle misure prudenziali assunte dai vescovi in ordine alla vita liturgica e pastorale. In tale clima persino le parole assai nette pronunciate da papa Francesco nel corso dell'udienza generale nel Mercoledì delle Ceneri ( bit.ly/397ZPuT ) all'indirizzo degli strumenti contemporanei del comunicare e segnatamente della Rete sono passate in secondo piano. Eppure, mai come quest'anno il Papa, in un vero e proprio "quaresimale", ha fatto proprie le sollecitazioni che per bocca di tanti pastori d'anime si ripetono da molti anni, a ogni inizio di Quaresima: per raggiungere il nostro «deserto», che è «assenza di parole per dedicarci a un'altra Parola», occorre silenziare i media. Ecco i suoi imperativi: in negativo, «spegnere» la televisione, «staccarci» dal cellulare, «rinunciare» a «parole inutili, chiacchiere, dicerie, pettegolezzi», sfuggire all'inquinamento della «violenza verbale» che «la rete amplifica»; in positivo: «aprire» la Bibbia, «connetterci» al Vangelo, «parlare e dare del tu» al Signore, «dedicarsi» a una sana ecologia del cuore. Certo, abbiamo conosciuto tempestivamente queste parole del Papa grazie a quegli stessi strumenti ai quali esse ci chiedono di rinunciare. E certo, con molte parole e opere uomini, donne e istituzioni cristianamente ispirate, di qualsiasi orientamento, mostrano di saperli e di volerli utilizzare, anzi, abitare: anche in questi giorni di epidemia hanno fatto da utile succedaneo alla sospesa attività liturgica. Ma il rischio di diventare dipendenti da queste tecnologie, o meglio «schiavi», come suggerisce Andrea Gironda in un recente post sul blog de "La Bibbia Giovane" ( bit.ly/382oFuY ) c'è e da esso occorre guardarsi. La Quaresima, dice il Papa, è il tempo propizio per farlo.
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