giovedì 30 giugno 2016
Aurora rododàktilos «dalle dita di rosa». La Rosa greca è Rode, un nome noto al Nuovo Testamento. Ed anche le sue dita sono da immaginare dentro la scena che Luca descrive nel libro degli Atti, coinvolgendola. Accade in un'aurora che segna un passaggio non solo dalla notte al giorno, ma anche dall'angoscia alla rinascita. Fu allora che Rode, una giovane custode della porta, sentì bussare e andò, un po' perplessa, ad aprire. Una voce dall'esterno chiamava ed era quella di Pietro! Impossibile, pensò Rode, perché Pietro è incatenato nelle prigioni di Erode e prossimo alla morte, così come ieri è stato ucciso Giacomo. Ma la voce è inconfondibile e Rode si spaventa dalla gioia! Torna indietro e avvisa Maria e gli altri che erano riuniti per pregare e che, sulle prime, non riescono a crederle. Alla fine si decidono e si alzano per andare ad aprire: è proprio Pietro! Come risuscitato, a sua volta, dagli inferi del rigetto umano. L'aurora matura i suoi colori nella gioia di un ritorno insperato, grembo di un mondo fecondo, nuovo, promettente e accogliente. La casa di Maria è una delle prime chiese cristiane. Molte altre ne nasceranno sulla diaconia delle donne: quella di Lidia, quella di Priscilla, di Febe, di Apfìa, di Giunia. Rode non è che l'aurora della Chiesa.
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