Dal pomodoro all'olio d'oliva: è boom di accordi all'estero
domenica 20 settembre 2015
Anche l'agricoltura italiana fa accordi internazionali che valgono milioni di euro. È il segno della modernità del settore, oltre che un esempio di quanto le imprese agroalimentari possono fare per collezionare sempre più importanti primati in fatto di esportazioni. Senza dimenticare i problemi che ancora frenano il cammino dell'agroalimentare nostrano. Ed è la cronaca a dare gli esempi migliori di quanto può accadere.È il caso di Conserve Italia che ha stretto un'alleanza commerciale con Colavita, azienda molisana che detiene la leadership assoluta di vendite di olio extravergine di oliva italiano in America. L'accordo prevede che Conserve Italia utilizzi per la commercializzazione del pomodoro a marchio Cirio, la rete distributiva di Colavita Usa, che ha una diffusione capillare su tutto il territorio nordamericano e due sedi operative nel New Jersey e in California. Roba tutta italiana, quindi, che testimonia come da tempo in America le aziende nostrane non solo ci sono, ma hanno anche messo radici ben salde e prospere. Ovvio, accanto alla notizia ci sono l'immagine e l'evocazione di rito di una millenaria tradizione culinaria fatta di olio d'oliva e pomodoro; ma dietro alla notizia ci sono maestria produttiva e sapienza commerciale con pochi pari. Il risultato è nei numeri. Attualmente il fatturato di Conserve Italia in Nord America è di circa 1 milione di euro, di cui 500 mila euro legati al brand Cirio, con una crescita del +50% in due anni. L'intesa con Colavita ha lo scopo di oltrepassare un ostacolo che fino ad oggi ha fatto da freno: l'estrema frammentazione della rete distributiva. L'obiettivo da raggiungere è un forte aumento dei ricavi. Traguardo a portata di mano vista la qualità dei prodotti e considerato che gli Usa sono tra i primi cinque paesi al mondo importatori di pomodoro, nonostante siano il primo produttore sempre al mondo. Pomodoro e olio di oliva a braccetto, dunque, come testimoni del successo che siamo capaci di conquistare. E che è provato anche da numeri generali sulle esportazioni resi noti in questi giorni. Stando all'Istat, le vendite oltre confine hanno superato quota 21 miliardi di euro nei primi 7 mesi del 2015. Gli esperti prevedono per la fine dell'anno che il settore possa raggiungere i 36 miliardi di valore venduto e i 50 nel 2020. Numeri che fanno gongolare di gioia politici e agricoltori e posto Expo come motore di crescita. Pur con tutte le difficoltà: dalla Russia che chiude le porta alle bontà italiane, alla concorrenza sleale che le apre alle merci contraffatte. Ma senza la qualità e i ferrei controlli sarebbe difficile andare molto lontano.
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