Dal judoka alla calciatrice, i preti e le suore di Guindani
giovedì 10 novembre 2022

Don Matteo Baraldi, per anni animatore dell’oratorio di San Francesco al Fopponino e ora alla guida della parrocchia di Gesù Buon Pastore, in via Caboto a Milano (domenica scorsa il suo ingresso solenne), è cintura nera di judo, terzo dan. «Il judo era la mia passione da ragazzo. Ed è continuata anche da sacerdote». Don Paolo Bettonagli, della parrocchia di Sant’Eufemia di Teglio (Sondrio), gioca invece a tennis. E se don Alessio Batti, parrocchia della Madonna della Guardia e di Montale a Levanto (La Spezia), domina le onde della riviera con il suo surf, suor Annika Fabbian a Sandrigo (Vicenza) spazia dal calcio al volley. Storie e testimonianze di fede e sport. Sono alcuni dei ritratti di Mens sana in corpore sano, il progetto fotografico di Stefano Guindani, fino al 26 novembre nello spazio Leica Galerie Milano, in via Mengoni 4, a due passi dal Duomo. Preti e suore in abiti religiosi, fotografati in tutta Italia, impegnati in diverse discipline, dalle più diffuse alle più curiose, come lo sci nautico, la boxe o il footgolf.

Una delle foto del progetto “Mens sana in corpore sano” di Stefano Guindani allo spazio Leica Galerie di Milano:don Matteo Baraldi sul tatami

Una delle foto del progetto “Mens sana in corpore sano” di Stefano Guindani allo spazio Leica Galerie di Milano:don Matteo Baraldi sul tatami - © Stefano Guindani

«L’idea mi è venuta una volta che ero in vacanza a Leuca - racconta Guindani -: ho visto delle suore che giocavano a pallavolo e non avevo la macchina fotografica. Una visione emblematica che mi è rimasta nel cuore. Ricordava le fotografie del grande Mario Giacomelli sui preti nel seminario. Anni dopo, mentre lavoravo a un progetto per una casa automobilistica in Sicilia, ho incontrato delle suore alle quali ho raccontato della mia idea di mostrare gli uomini e le donne di fede così come non siamo abituati a vederli. Mi hanno detto di una loro sorella (del piccolo testamento di San Francesco), suor Daniela Cancilla, ex calciatrice professionista, a Gubbio. Ho cominciato da lei. Una foto in bianco e nero, con la religiosa che palleggia. Da lì è partito un tam tam che mi ha permesso di costruire una rete di storie in tutta Italia. Un progetto a cui tengo molto». Così Guidani (Cremona, 1969), grande fotografo internazionale di moda e ritratti di attori e celebrità, ma anche di reportage sociali e urbani, con la sua Leica SL2, ha mostrato «chi c’è davvero dietro agli uomini e alle donne di fede», sottolinea Denis Curti, curatore della mostra. «Con Mens sana in corpore sano, Guindani, partendo dalle suggestioni giacomelliane di inizio anni Sessanta, si imbarca in una missione ideologica volta a delineare un racconto visivo dei religiosi al giorno d’oggi». E lo fa - aggiunge Curti - «trasportandoli sul piano universale dello sport».

Sport e religione - scrive il presidente del Coni, Giovanni Malagò, nella prefazione del libro (Sagep, euro 18) che accompagna la mostra – «sono accomunati da valori ineludibili, un terreno condiviso dove germogliano sentimenti puri e autentici». Alla Leica Galerie scorrono allora, fra le altre, le immagini di don Marco Foschi che a Igea Marina (Rimini) gioca a basket, di fra Andrej Kulba pronto a salire su una mountain bike nelle campagne di Roma, di don Paolo Papone “sospeso” durante un’arrampicata sul Cervino, di un gruppo di sacerdoti che a Milano si incontra su un campo di beach-volley. Guindani, con un occhio da credente, ammette che questo lavoro gli «ha lasciato l’immagine di una Chiesa più aperta di quella che pensiamo».

«Mi porto dietro la consapevolezza di quanti riescono a portare la parola di Dio fuori dalle mura della chiesa. Mi viene in mente la storia di un prete, impegnato nel bosco di Rogoredo a Milano, ora in Brasile, che era arrivato a celebrare la messa nel campo da skateboard, fra i ragazzi che lì andavano, vanno in cerca di droga. Non l’ho fotografato, ma dà il senso di questo lavoro. E di quello che vedo in giro per il mondo, nelle missioni in Centro e Sud America, di come i sacerdoti riescono a portare conforto proprio a tutti». Anche con un pallone o una mossa di judo.

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