venerdì 26 marzo 2021
Ancora in viaggio, verso Roma. In autogrill sento una vecchia canzone di Cat Stevens. Un colpo al cuore: è una canzone dei miei tredici anni. Chissà che proprio qui non ci siamo fermati, con mio padre, la prima volta che mi portò a Roma.
Era marzo, come adesso. Una serie di flash negli occhi: la fontana di Trevi. Mio padre era un uomo silenzioso, io anche. Credo d'essere rimasta diversi minuti zitta, incantata.
Era una giornata di vento, come queste. Ma appena usciva il sole scoprivo come Roma si illuminava, e splendeva. I vicoli del centro mi sembrarono un labirinto, con i loro nomi da fiaba. Ma quando mi si spalancò davanti piazza Navona mi fermai, ammutolita. Mio padre mi guardava, e sorrideva. Mi aveva fatto arrivare alla piazza dallo stesso punto da cui ci era arrivato lui, la prima volta: e Roma ipnotizzava me come aveva sedotto lui, ragazzo, prima della guerra.
Il Foro: io incredula, la storia studiata a scuola mi si materializzava sotto agli occhi, vera e, straordinario, ancora lì.
Poi, a sera, papà mi portò a San Pietro. Al centro del Colonnato mi mostrò il punto dal quale le colonne si allineano perfettamente, una dietro l'altra. Indimenticabile istante: quasi un segreto vertice, da cui il mondo sembrava ricomposto in un'originaria simmetria.
E quanto mi è prezioso quel ricordo, in questo marzo 2021: il centro del Colonnato. (Mio padre ancora lì, accanto).
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI