giovedì 17 marzo 2016
Elie Wiesel, premio Nobel per la pace per la sua attività di scrittore attorno al tema della shoah, scrive nel suo libro La notte che i bambini, ad Auschwitz, erano i più crudeli: «A Buna pipel (così chiamavano i bambini cresciuti nel lager ndr) erano odiati: spesso si mostravano più crudeli degli adulti. Ho visto un giorno uno di loro, di tredici anni, picchiare il padre perché non aveva fatto bene il letto». Anche Mel Gibson nel suo film The Passion, citando un passo del profeta Eliseo, ritrae Giuda che va al suicido perseguitato da bambini terribili. Un parroco che ha dato rifugio a una famiglia di profughi mussulmani, instaurando con loro rapporti cordiali di carità e di aiuto, all'indomani della strage di Parigi chiese alla bambina di nove anni: «Hai visto che cosa è accaduto? Quante persone sono state uccise?». La risposta arrivò secca, quasi noncurante: «Embè? Tanto erano cristiani!». Sono fotogrammi che nascondono una cruda realtà. Come stiamo investendo nelle giovani generazioni? Che ne sarà di loro? Dove stiamo andando? Molti se lo chiedono in questi giorni pensando all'efferato delitto di Luca Varani. Colpevoli e vittime sono figli di questo mondo impazzito, dove edonismo, cinismo e totale assenza del senso del peccato segnano l'orizzonte culturale. Dove a dispetto delle grandi tensioni a creare alleanze, si vive in un clima di divisione profonda, sospetto e rivalità. L'anno della Misericordia voluto dal Santo Padre, suona come il passaggio di Cristo sul monte Calvario. Impressiona guardare la Salita al Calvario di Hans Multscher (qui a lato): Cristo cammina schiacciato dal peso della croce. Il patibolo si fa improvvisamente leggero perché il Cireneo lo sta aiutando. La croce taglia quasi di netto due fazioni: dietro all'uomo di Cirene, ecco i fedeli a Cristo, composti e addolorati; dall'altra parte invece, si scorgono ghigni beffardi e uomini incapaci di pietà. Sembra il cammino cristiano delle ultime ore, sembra la misericordia che passa inosservata davanti a una folla inferocita e vociante. Ma la dolente sorpresa si fa ancora più acuta, quando vediamo chi, in primo piano, getta sassi. Sono bambini crudeli, come i pipel ritratti da Wiesel. Impressiona il contrasto tra i colori brillanti della scena e il pallore dei fanciulli, quasi in grisaille. Sono bianchi, incolore, sono lo specchio degli adulti che li vanno formando, sono come l'apice dell'iperbole della violenza, sono il termometro di una società. Questi bimbi raccolgono sassi per maltrattare, a loro volta, il condannato. E Cristo, lo capiamo solo ora, si volta come sorpreso da quella ferocia scritta nel cuore innocente dei bambini: «Guai a voi! – aveva detto – Guai a chi scandalizza uno di questi piccoli, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare». Ma gli scandali continuano, donne e bambini sono merce di scambio, di potere e di piacere. I mocciosi ritratti da Multscher scoprono le loro nudità con incredibile disinvoltura, cercando accuratamente i sassi più appuntiti e più grossi per colpire il Salvatore. E non s'avvedono di camminare su un prato colmo di uva e ciliegie, simboli di quella passione che li salverà. Non s'avvedono che lì, a un passo da loro, ci sono le ossa di Adamo, pronte ad attestare la banalità del male, presente fin dalle origini: solo il gesto gratuito della Bellezza e della Pace, può sconfiggerla. Solo il gesto del Cireneo e le lacrime di Maria sollevano la croce del Condannato in modo che, innalzata, possa salvare anche quanti guidano il triste corteo, inducendo alla violenza persino i loro figli.
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