Crime, quei misteri nel nome del figlio
giovedì 21 aprile 2022
La morte di un figlio provoca il dolore più grande che una persona possa provare. Di peggio ci può essere solo che quella morte sia avvenuta per un omicidio volontario o colposo. A quel punto, se non si è sostenuti da una fede robusta, a un genitore non resta che la minima consolazione della verità e della giustizia. Con un certo coraggio Crime+Investigation (il canale 119 di Sky) sta proponendo da martedì in seconda serata la miniserie Nel nome del figlio, quattro puntate a firma di Matteo Billi e Simone Manetti dedicate ad altrettanti casi in cui madri e padri non si sono arresi di fronte alla morte del figlio avvenuta in circostanze non chiare. Genitori che non si sono rassegnati a un lutto senza risposte, a un'archiviazione frettolosa, a un processo senza colpevoli. La prima puntata, dal titolo Senza respiro, ha ripercorso il caso di Federico Aldrovandi, il diciottenne ferrarese deceduto il 25 settembre 2005 dopo un controllo della Polizia finito con una colluttazione. Quattro agenti, accusati di aver provocato il soffocamento del ragazzo, sono stati condannati al termine di un processo che non si sarebbe mai celebrato senza la determinazione e il coraggio della mamma di Federico, Patrizia Moretti. L'intera vicenda è stata ricostruita attraverso le testimonianze del padre di Federico, Lino Aldrovandi, dell'avvocato della famiglia, Fabio Anselmo, dell'amico Andrea Boldrini e dei giornalisti Marco Zavagli e Antonella Beccaria. L'unico limite, dal punto di vista televisivo, è stato il ricorso ad ambientazioni eccessivamente cupe per dare più forza drammatica alle interviste e l'utilizzo di alcune immagini decisamente forti tratte dalle prime riprese video effettuate della Polizia scientifica. Nella prossima puntata un caso appena riaperto, quello del parà Emanuele Scieri.
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