domenica 24 aprile 2022
L'anno scorso, il 25 aprile a Milano si era in lockdown. La mattina, una giornata serena, poca gente in giro. Avevo fatto una passeggiata per Brera. Saracinesche calate, silenzio. Ma in corso Garibaldi, all'altezza di via Palermo, un po' di vita. Un piccolo gruppo di persone, tutte anziane. Dapprima ho pensato fossero in coda per il vaccino. Poi ho visto le bandiere tricolori. Diamine, è il 25 aprile, mi sono detta, me n'ero dimenticata. E ho provato un po' di malinconia nel vedere che solo pochi, e ottantenni, ricordavano. Io stessa, frastornata dai bollettini Covid, non ci avevo pensato. I miei figli, i loro coetanei, ricordavano meno ancora. Roba studiata sui banchi: fascisti, partigiani, tedeschi, rastrellamenti, lager. Storia perduta nel pozzo del passato. (E quasi incredibile, nell'Italia sazia e in pace da oltre settant'anni).
Invece oggi il 25 aprile mi pare, di colpo, così vicino. Le fosse comuni in Ucraina, gli stupri, la disperata resistenza di Mariupol, testimoniano che il male, quello estremo, quello che annienta, è ancora possibile in Occidente. E mai come quest'anno sono grata a quegli uomini e ragazzi e donne che non si sono arresi alla prepotenza, e ci hanno lasciato, dopo una dura e generosa lotta, l'Italia, libera. E in pace. Noi e i nostri figli non sappiamo nemmeno cos'è, la guerra. Mai grata a quei ragazzi, il 25 aprile, come quest'anno.
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