mercoledì 16 marzo 2011
Dopo che l'esperienza mi ebbe insegnato come fossero vane e futili tutte quelle cose che capitano così frequentemente nella vita quotidiana, decisi infine di cercare se ci fosse qualcosa che mi facesse godere in eterno di una continua e somma letizia.

Pensate: è un unico volume fatto di ben 2832 pagine e raccoglie Tutte le opere (con l'originale latino a fronte, la lingua "scientifica" di allora) di quel grande e controverso filosofo che fu l'ebreo olandese Baruch Spinoza, morto di tisi nel 1677 a soli 44 anni. Da quel piccolo oceano testuale " che comprende persino una grammatica di ebraico e che è stato pubblicato lo scorso anno da Bompiani " ho tratto una frase semplice eppure forte. La vorrei trasformare in un appello "quaresimale" per tutti, anche per chi non leggerà mai altre righe di questo pensatore. La mia sarà un'applicazione più immediata.
Dobbiamo, infatti, essere consapevoli che troppo spesso siamo così curvi e chini sulle realtà quotidiane da non avere più gli occhi della mente capaci di guardare in alto; siamo spesso così protesi verso gli atti piccoli e modesti da diventare incapaci di quelli grandi; siamo così assorbiti dalle cose materiali da perdere ogni sapore per la bellezza e la spiritualità: siamo così avvolti dal chiacchiericcio da non conoscere più la voce della coscienza che risuona nel silenzio; siamo talmente alla ricerca spasmodica del piacere da ignorare che esiste una felicità interiore che è ben più alta e affascinante. Fermiamoci qui in questa riflessione che scaturisce dalla scelta di Spinoza di dedicarsi " anche in mezzo a contestazioni e fatiche " ai valori più nobili e profondi. Ma a chi non leggerà nient'altro di questo filosofo lascio come ricordo questo suo motto da meditare: «Mi sono sempre impegnato a non deridere le azioni degli uomini, a non compiangerle, a non detestarle, ma solo a comprenderle».
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