Coop agricole, il gigante divide
sabato 25 luglio 2009
Èun cambiamento importante quello che presto si concretizzerà dall'intesa firmata qualche giorno fa da Coldiretti e Unci (l'Unione nazionale delle cooperative italiane). Stando ai promotori, nascerà un «colosso» cooperativo agricolo da circa 2.500 coop che, mettendo insieme anche le strutture non strettamente agricole, sale a oltre 11mila unità. Tutto nasce dall'intento, dichiarato da Coldiretti e Unci, di realizzare «la più grande centrale cooperativa agroalimentare nazionale». Un obiettivo ambizioso, che ha già scatenato le ire delle altre sigle del mondo della cooperazione.
Il progetto di coltivatori e coop si fonda, spiegano, «sulla valorizzazione delle istintività territoriali, delle tradizioni e delle specificità locali, all'interno del quale si distingue il ruolo sociale ed economico della cooperazione in termini di sviluppo, occupazione, solidarietà, oltre che forte come elemento di coesione sociale e territoriale». Alti ideali, quindi, che si conciliano naturalmente con aspetti economici e organizzativi di tutti rilievo. Le coop, infatti rientreranno nel progetto lanciato dall'organizzazione agricola per una filiera tutta italiana dedicata alla vendita del prodotto «cento per cento italiano». La distribuzione dei prodotti agricoli e alimentari, è stato aggiunto, avverrà coinvolgendo tutti i diversi strumenti costruiti nel corso degli ultimi anni per la vendita diretta da parte dei produttori: circa duemila mercati di campagna, i punti vendita delle cooperative, oltre mille punti vendita dei consorzi agrari, cinquemila agriturismi, diecimila aziende agricole oltre che la rete della ristorazione a chilometri zero. Tutto mentre, sottolinea la Coldiretti, non viene certo chiusa la porta anche a chi, della Grande distribuzione organizzata, vorrà allearsi. E, per migliorare l'assistenza agli imprenditori, si aggiungerà l'integrazione della rete territoriale per la rappresentanza, assistenza e tutela delle cooperative aderenti.
Certo, occorrerà vedere come il progetto delineato dall'accordo si svilupperà concretamente, ma le basi giuste sembrano esserci. Basta pensare che da una parte Coldiretti è il più importante e numeroso sindacato di produttori agricoli in Europa e, dall'altra, l'Unci, può contare su una base sociale agricola pari a 120mila unità oltre che 56mila nelle coop di consumo. Non a tutti però un orizzonte di questo genere sembra andare a genio. Tanto da far dire a Confcooperative: «La montagna ha partorito il topolino. Quello che è nato è un accordicchio che alimenterà la divisione nel mondo agricolo, non produrrà alcun effetto positivo per i soci e non aiuterà i produttori». Parole pesanti alle quali sono stati aggiunti alcuni dati: il solo mondo confcooperativo agricolo vanta già 3700 strutture e mezzo milione di soci. Un passo in avanti comunque importante per l'agricoltura, rischia quindi di essere contrastato da una parte della stessa agricoltura: un guaio per tutti gli operatori del comparto che sarebbe meglio evitare.
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