venerdì 11 novembre 2016
Dopo l'America, ma anche prima, e guardando all'Italia, e al contesto in cui ciascuno di noi agisce, quella del disprezzo è una delle due grandi tentazioni a cui sono soggetti i nostri contemporanei più attenti a ciò che muta nel mondo; l'altra è quella del nichilismo. Il disprezzo parte dalla constatazione che i nostri simili si lasciano dominare dagli istinti e dalle ambizioni più egoisti e dalle illusioni più stupide, per di più
inoculate ad arte nei loro cervelli e sentimenti da un potere concentrato in poche mani ma che ha al servizio milioni di servi che eseguono le sue direttive, dentro un sistema mediatico (che ha milioni di "mediatori") il quale impone abilmente i modelli di comportamento e le idee che il potere può controllare, allo scopo di unificare e addomesticare le singole coscienze. Molti sentono disprezzo per le vittime più che per questi "mediatori" (anche perché, senza rendercene conto, si è in tanti ad appartenere alla categoria dei mediatori...) Disprezzano le masse che si comportano come vogliono le élites, masse che è sempre più difficile – tanta è l'arte dei manipolatori – ridestare al ragionamento, alla comprensione, alla coscienza, e di conseguenza a comportamenti diversi da quelli programmati per loro. L'altra tentazione, quella del nichilismo, è molto più diffusa di quanto non si pensi e porta all'abbandono di ogni speranza di poter cambiare qualcosa nell'ordine delle cose: «Così è, e non c'è modo di rimediare»; l'uomo, il mondo, e in particolare l'uomo e il mondo di oggi, sono preda del Male e non c'è Bene che possa contrastarlo: non c'è più niente da fare e – come disse una volta Houellebecq – l'umanità non merita di sopravvivere. È doveroso, ma è anche difficile, aver qualcosa da rispondere a questa posizione, perché in qualche momento della loro giornata a quasi tutti coloro che cercano ancora di pensare con la propria testa e guardare con i propri occhi, e soprattutto di fare qualcosa di utile alla collettività, al prossimo – sia quello che ne ha bisogno materialmente che chi ne ha bisogno intellettualmente, spiritualmente –, capita di perder fiducia nella possibilità che cambino le scale dei valori, le mentalità, i modelli di comportamento, che venga sconfitta l'arroganza degli stupidi resi tali dall'astuzia del potere. Torna però alla mente un brano del Vangelo, tra i più rivelatori e i meno commentati. Nel deserto, Gesù è tentato da Satana che gli mostra tutte le ricchezze del mondo e gli dice che saranno sue se passerà dalla sua parte, dalla parte del Male. Scegliere il Bene è una sfida, non si ha mai la certezza della vittoria, ma esige oggi, io credo, una vigilanza e un'intelligenza molto maggiori che in passato.
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