domenica 5 marzo 2006
Dio, sorprendendo Adamo ed Eva, disse loro: «Continuate, ve ne prego; non disturbatevi per me. Fate come se io non esistessi!».«Padre nostro che sei nei cieli, restaci!»: dissacrava così il Padre nostro Jacques Prévert (1900-1977), poeta francese anarchico, divenuto famoso come cantautore (con la Gréco e Yves Montand) e sceneggiatore cinematografico. A lui si deve anche la sarcastica deformazione della scena della Genesi che oggi abbiamo citato. In verità egli con queste provocazioni faceva balenare una situazione reale in cui versa oggi la religiosità e che intacca anche i cosiddetti credenti. Non si ha più il desiderio di combattere Dio, di espellerlo con veemenza dalla storia e dalla vita personale, non ci si imbatte se non raramente (e spesso in forme patetico-folcloristiche) nell"ateismo militante. Dio semplicemente lo si ignora, lo si lascia fuori dell"uscio di casa e dell"esistenza.«Fate come se non esistessi»: sembra che sia ormai questa la scelta che gli attribuiamo. Egli non deve disturbare coi suoi comandamenti, non deve interferire nei nostri affari, ci deve lasciar liberi dalla sua ingombrante presenza, relegandosi nel suo cielo dorato. È la stagione non della morte di Dio ma della sua inerzia e assenza e questa concezione è per certi versi più pericolosa perché non inquieta, non costringe a una presa di posizione, non richiede argomenti. È la malattia dell"indifferenza che da Dio si estende fino a tutti i valori, lasciando all"uomo quell"illusoria libertà di continuare a fare quello che gli pare senza imbarazzi o rimorsi. Il risultato è in quel grigiore in cui è immersa la società, è nella regressione al caos morale. È, però, anche il segreto affiorare di una nausea e di un"insoddisfazione che forse sono il primo gradino di un ritorno a Dio.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: