domenica 8 settembre 2013
Otto agosto 1956: scoppia un incendio sottoterra in una grande miniera di carbone a Marcinelle, in Belgio. I morti, che lavoravano tutti ad oltre mille metri di profondità, saranno complessivamente 262, oltre la metà dei quali italiani. Una catastrofe che ebbe grande risonanza. La miniera restò per un poco inattiva, poi riprese a funzionare per alcuni anni. Alla fine, fu chiusa nel 1967. Erano anche cambiate, nel frattempo, le fonti di energia e il carbone era divenuto marginale. Il luogo restò abbandonato, finché alla fine degli anni Ottanta non si cominciò a restaurarlo e a trasformarlo in un luogo della memoria. È tranquillo, molto ben fatto, pieno di macchinari desueti e di edifici a mattoni rossi, tipica architettura industriale del tempo. Molte parti sono dedicate a museo, piene di foto e spiegazioni. Intorno, le casette dei minatori, oggi in parte rifatte. Il luogo resta triste, la memoria di quella lontana tragedia è ovunque, la si respira, ti penetra come un odore, un sapore. Guardi i visitatori e ti domandi chi sono, se sono discendenti di quei morti, se hanno un parente tra quei minatori che nelle foto sorridono con i volti anneriti dal carbone, che scendono ammucchiati in quegli ascensori simili a gabbie verso il fondo della miniera.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: