martedì 4 giugno 2002
Un uomo gira tutto il mondo in cerca di quello che gli occorre, poi torna a casa e là lo trova.Dall"Irlanda, ove ora vive, una conoscente milanese mi manda un libro curioso intitolato The brook Kerith, cioè "il torrente Kerith", scritto dall"autore irlandese George Moore (1852-1933): il torrente Kerith è l"affluente del Giordano presso il quale si trova il profeta Elia quando viene investito dalla missione divina, alle cui acque egli beveva mentre dei corvi «gli portavano pane al mattino e carne alla sera» (1 Re 17, 5-6). Sfogliando il libro m"imbatto nella frase che oggi propongo come spunto di riflessione.È vero: spesso noi ci agitiamo alla ricerca della felicità, della verità, della quiete; talora ci inoltriamo in regioni esotiche e remote non solo geograficamente ma anche spiritualmente e non ci accorgiamo che ciò che ansiosamente cercavamo era accanto a noi, nella persona che amiamo, nel luogo quotidiano della nostra esistenza. Forse aveva ragione il pittore Picasso quando confessava: «Io non cerco, trovo». La grazia ci precede attendendoci nei luoghi più semplici; basta aver occhi puri per riconoscerla. Ma una volta trovata la verità o l"amore o la gioia, non finisce la nostra avventura. Anzi, è proprio allora che comincia. Mi è sempre piaciuta una battuta dello scrittore e regista francese Jean Cocteau, amico di Picasso: «Prima trovare. Poi cercare». La vera ricerca inizia quando si è trovato. È questa la caratteristica anche della fede che è viaggio sempre vivo, di luce in luce, nell"infinito e nel divino che ci ha  avvolti.
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