Catalina, l'intimo delle donne Ecco la lingerie che fa bene
giovedì 7 luglio 2022

Catalina ha mostrato le sue doti di imprenditrice già a 5 anni: vendeva casa per casa dolcetti preparati dalla madre, a cui restituiva i soldi per gli ingredienti. Piazzava anche sassi dipinti e siccome gli affari andavano bene, aveva assoldato una bambina che abitava a fianco a lei e le dava il 10 per cento degli incassi. Alla domanda: «Perché fai l'imprenditrice?», la risposta è semplice: «Perché non ne posso fare a meno».

Catalina Girald è la giovane fondatrice, Ceo e direttrice creativa di Naja, un brand di lingerie etica nata nel 2014 in esplicita contrapposizione con il colosso Victoria's Secret, che con il suo intimo aggressivo e supersexy «oggettivizza le donne» e stabilisce una sorta di "pensiero unico" sui corpi femminili.

Catalina Girald

Catalina Girald - .

Tutt'altra la filosofia di Catalina: le donne devono essere sé stesse, magre, robuste, nere o bianche che siano, e devono sentirsi bene con quello che indossano sotto i vestiti. «Io voglio rafforzare la loro autostima, non deprimerle con modelli di bellezza irraggiungibili», sentenzia.

Se la testa di Naja è a San Francisco, in California, il corpo – la fabbrica – è a Medellin, in Colombia, paese natale di Catalina Girald, dove ha trasformato la vecchia fabbrica di uno zio in una impresa sociale. Le operaie sono tutte madri single e la regola è che ricevano uno stipendio equo e beneficino di orari flessibili in modo da poter seguire i figli e insieme mantenere il lavoro. E, a proposito di bambini, i figli delle operaie ricevono i libri e le uniformi e hanno la mensa scolastica pagata.

Catalina non è una sognatrice, al contrario: arrivata negli Usa a 11 anni, ha studiato a Stanford, poi è entrata in un grande studio legale di New York. Dopo anni di rincorsa affannosa del successo, Catalina – occhi scuri e profondi, capelli lisci neri e lineamenti perfetti – è entrata in crisi: per chi e perché faceva tutto questo? Allora ha preso 18 mesi per sé, viaggiando in Asia, scalando montagne e vivendo con i nomadi in Mongolia, poi ha deciso che si sarebbe dedicata all'intimo delle donne. E non in senso metaforico. «Prima di creare Naja, ho trascorso 6 mesi a intervistare più di 600 donne. Ho scoperto che tutte hanno bisogno di stare bene con sé stesse quando acquistano lingerie, senza sentirsi brutte o a disagio perché il loro corpo non è quello sfoggiato dalle modelle nelle riviste».

A chi le chiede quale valore considera importante negli affari, risponde: «L'onestà». Accanto all'impresa. che porta avanti con Gina Rodriguez, Golden Globe come migliore attrice in una serie tv, c'è il programma "Undewear for Hope", cui è destinata una parte consistente dei proventi aziendali. Attraverso questo programma, decine di ragazze madri o donne vulnerabili degli slum di Medellin vengono inserite in corsi di taglio e cucito, per essere poi assunte da Naja. Non solo: i reggiseni vengono consegnati alle clienti in un sacchetto di cotone per il lavaggio in lavatrice.

All'interno c'è un bigliettino in stile baci Perugina, con un messaggio incoraggiante e con la firma e la storia della donna che ha confezionato la piccola "washing bag", una delle tante beneficiarie del programma Underwear for hope che possono lavorare da casa e trasformarsi esse stesse in piccole imprenditrici. Dai dolcetti casa per casa ai reggiseni solidali, il cerchio si chiude.

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