Caso Monfalcone, nessun silenzio su un “test” importante per tutti
giovedì 28 dicembre 2023
Caro Avvenire, ho visto che non dite nulla sull'iniziativa della sindaca leghista di Monfalcone che ha proibito il culto religioso ai musulmani nella sua città. Come mai? Grazie Massimiliano Galli Caro Galli,
le lettere ai giornali sono sempre occasione di scambio con i lettori e sonde sulla percezione che il pubblico ha dei contenuti pubblicati. La premessa serve per interrogarsi sul fatto che lei abbia ignorato il reportage da Monfalcone che “Avvenire” ha pubblicato il 22 dicembre (https://tinyurl.com/ypf7efhk).
Forse quel giorno non ha potuto leggerci. Questa circostanza offre l’opportunità di ricordare che “Avvenire” è un sistema informativo sempre più integrato. Tenere in mano il giornale fresco di stampa resta per me un sano piacere quotidiano. La consultazione del sito avvenire.it integra la lettura e, al bisogno, la può parzialmente sostituire. Il vantaggio è che, se mi interessa un tema, posso fare una ricerca online e (ri)trovare quello che è stato scritto. Veniamo, dunque, a Monfalcone. La cittadina giuliana sede di importanti cantieri navali ha visto negli ultimi anni un consistente afflusso di lavoratori stranieri ed è diventata in questo senso un “laboratorio”, in cui la politica ha però preso la scorciatoia dell’ideologia invece di affrontare la situazione con realismo e intelligenza, nel perimetro della Costituzione. Su quasi 30mila abitanti, circa 7mila non sono di origine italiana. Alcune migliaia trovano impiego nell’indotto di Fincantieri (che, ricordiamolo, è un’azienda a controllo pubblico). Molti addetti sono bengalesi, per una tradizione nazionale nel settore navale. Capita che siano anche musulmani. E che facciano più figli degli autoctoni, tanto da diventare maggioranza nella scuola dell’obbligo, e svolgere quelle attività che restano senza offerta locale. Sono tutte rose e fiori nella convivenza cittadina? Certo che no.
Nel 2016 Anna Maria Cisint è diventata sindaca con la Lega cavalcando la paura della “sostituzione etnico-religiosa” ed è stata rieletta nel 2022. Un occhio ai numeri: affluenza al 52% circa, 7.500 preferenze (72%) alla prima cittadina uscente contro le 2.500 della candidata del centro sinistra (che pecca di sottovalutazione dei malumori e dei problemi). Cisint, pienamente e legittimamente in carica, rappresenta una minoranza che forse non la segue neppure in tutte le sue battaglie, che vanno dall’esclusione di bambini stranieri dalle classi alla rimozione di “Avvenire” dalla biblioteca comunale; dal “controllo” dei docenti di sinistra al divieto di fare il bagno vestite per
le donne di fede islamica; fino al recente stop all’utilizzo di due strutture adibite a moschea e all’accesso a una terza ancora in ristrutturazione, per supposti motivi urbanistici. Non una proibizione del culto comunitario di per sé, ma nei fatti la scelta di renderlo quasi impossibile. Contro la decisione, sabato scorso 8mila persone hanno sfilato con bandiere italiane ed europee (come raccontato da “Avvenire” domenica). E i parroci hanno offerto spazi per la preghiera. La sindaca e la Lega stanno costruendo una narrazione identitaria che contrappone “noi” e “loro”, uno spauracchio-Monfalcone da usare in campagna elettorale. Il velo imposto alle ragazze, le donne a volte private dei loro diritti, il commercio che cambia sono questioni reali, eppure non diverse da quelle affrontate in altre realtà, dove non si cerca di creare divisioni e risentimenti. Nemmeno il “buonismo” a ogni costo paga. L’integrazione si fa con il rispetto delle leggi, che però non significa dileggiare un’intera cultura parlando di «sacchi in testa alle bambine». E soprattutto non la si fa combattendo una religione che in Italia chiunque deve poter liberamente professare. © riproduzione riservata
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