mercoledì 23 agosto 2017
Stefania Careddu
Cambiare prospettiva. Forse addirittura ribaltarla. Per essere missionari oggi occorre provare a vedere oltre le difficoltà, il limite, i numeri ridotti e le lamentele. Per trovare motivazioni nuove e germogli di fede tra i muri di una società che tende a rinchiudersi in se stessa. In altre parole, per guardare la realtà come faceva Gesù. È la sfida che il mondo missionario ha deciso di raccogliere per promuovere «un'azione pastorale più audace, più coraggiosa, rivolta davvero a tutti», spiega don Michele Autuoro, direttore dell'Ufficio nazionale Cei per la cooperazione missionaria tra le Chiese, alla vigilia delle Giornate di formazione e spiritualità missionaria che si terranno ad Assisi da domani fino a domenica.
«Vogliamo interrogarci sul nostro modo di guardare il mondo e l'umanità, facendoci provocare dall'espressione “la messe è molta” che Gesù usa nonostante incontri le fatiche, le grida e le sofferenze di tanta gente», aggiunge il sacerdote sottolineando che «c'è una realtà buona, ci sono dei frutti, ma noi non li vediamo». «Il nostro sguardo – osserva – è spesso circoscritto, non abbraccia l'orizzonte, si ferma ai clamori e ai deserti senza rendersi conto che esistono il bello, le gemme e i fiori laddove non ci aspetteremmo». È dunque necessario assumere «un atteggiamento nuovo», ancora più decisivo per «il mondo missionario che si trova a confrontarsi con popoli, culture e differenze».
Non a caso il tema dell'appuntamento di Assisi, che anticipa quello della Giornata missionaria mondiale in programma ad ottobre, è “La messe è molta. Ma noi cosa vediamo?”. «Ci focalizzeremo sulla prima parte della celebre frase evangelica, tralasciando cioè quella che riguarda la scarsità degli operai, proprio per cercare di purificare il nostro sguardo e di misurarlo con quello profetico di Gesù», evidenzia don Autuoro ricordando che la riflessione e gli spunti delle Giornate di formazione e spiritualità, alle quali parteciperanno oltre 200 tra sacerdoti, religiosi e laici provenienti da tutta Italia e impegnati nel campo missionario, apriranno di fatto le attività e il cammino dell'intero anno pastorale. «Sarà un'occasione di approfondimento e dialogo, a partire dalla Parola di Dio, che deve tornare ad essere il centro e la fonte ispiratrice di ogni missione, e dai contributi dei relatori che ci aiuteranno a leggere il contesto con i loro occhi», dice il direttore dell'Ufficio Cei.
Ad aprire i lavori giovedì, dopo la Lectio guidata dal biblista Luca Moscatelli, sarà la saggista Gabriella Caramore, mentre il giorno seguente toccherà al vescovo di Crema, Daniele Gianotti. Sabato saranno le relazioni di don Gianluca Carrega, responsabile della pastorale della cultura dell'arcidiocesi di Torino, e della filosofa Glenda Franchin a stimolare la discussione in aula. Non mancherà la prospettiva dei partecipanti che avranno l'opportunità di raccontare il loro punto di vista soprattutto venerdì pomeriggio, all'interno dei laboratori biblici che serviranno anche a scoprire quella novità di cui parla papa Francesco nell'Evangelii gaudium capace di rilanciare la responsabilità missionaria. «L'obiettivo dell'incontro – conclude don Autuoro – è imparare a vedere il seme che cresce, di giorno e di notte, anche se non ce ne accorgiamo, a non dimenticare che c'è del buon grano dappertutto perché il Signore ha seminato con generosità ovunque, e che, a prescindere dal nostro operato, l'azione di Dio è stravolgente, inaspettata e secondo la libertà dello Spirito».
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