venerdì 23 giugno 2006
L'uomo è l"unico animale capace di arrossire. Ma è anche l"unico ad averne bisogno.«O Vergogna, dov"è il tuo rossore?», grida Amleto alla madre nell"atto III del celebre dramma di Shakespeare. Una domanda che si dovrebbe ripetere ai nostri giorni in modo incisivo, perché sembra si sia smarrito quel rimorso che, già nel suo significato di base, è suggestivo: "mordere" la coscienza perché sanguini e sia consapevole del male perpetrato, della colpa, della caduta morale. L"uomo, infatti, come afferma lo scrittore americano Mark Twain nella frase sopra citata, è l"unico animale che arrossisce, rivelando un"intima interazione tra anima e corpo, tra interiorità ed espressione esteriore, tra sussulto profondo e manifestazione visibile.Bisogna, però, anche dire che spesso l"uomo riesce a elaborare una sorta di antidoto che gli permette di dissociare moralità e testimonianza, tant"è vero che si è creato il luogo comune della "faccia di bronzo", vera e propria maschera di autodifesa delle personalità pubbliche (ma non solo). Così, si perde progressivamente il senso del pudore e l"ostentazione delle vergogne - e questa parola vale in tutte le sue accezioni - diventa ghiotta materia di programmi televisivi dei quali invece ci si dovrebbe solo vergognare, nel senso preciso del verbo. È, dunque, necessario ritrovare la sensibilità, la decenza autentica, la consapevolezza della propria dignità morale, la capacità di arrossire. Cechov nei suoi Quaderni forse esagerava, ma scriveva che «una brava persona si vergogna anche davanti al suo cane».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: