Anche i francesi si fanno salutisti e mettono il "semaforo" agli alimenti
domenica 30 aprile 2017
Dopo il Regno Unito la Francia. Anche al di là delle Alpi arriverà presto per gli alimenti la cosiddetta etichetta a semaforo. Un brutto colpo per le nostre buone produzioni agroalimentari che, stando alle stime di Coldiretti, potrebbe arrivare a pesare per circa 4,2 miliardi.
I fatti sono semplici. Il governo francese ha notificato alla Commissione europea il decreto che fissa le specifiche del "Nutri-score", l'etichetta a semaforo che classifica gli alimenti con cinque colori secondo il loro contenuto di ingredienti considerati buoni (fibre, frutta, verdura) o cattivi (grassi, zuccheri). È cosa simile a quanto già fatto oltre Manica. Ed è quanto i nostri produttori agricoli, e non solo, hanno già bocciato parlando di un «sistema di informazione visiva, fuorviante discriminatorio ed incompleto, che finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta». Stando sempre a Coldiretti, in pericolo sarebbe l'85% delle produzioni agroalimentare italiane a denominazione di origine (Dop) che, viene spiegato dai coltivatori, «la stessa Unione Europea dovrebbe invece tutelare e valorizzare». È uno dei tanti paradossi di quest'Europa, che va difesa e fatta crescere ma probabilmente un po' corretta in alcune sue politiche. Senza contare che le etichette a semaforo fermerebbero di fatto prelibatezze (anche dal punto di vista economico), come il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano, oppure il prosciutto di Parma e l'olio extravergine di oliva.
Il salutismo portato all'estremo, dunque, rischia di mettere in gioco non solo e non tanto alcuni dei migliori ingredienti della dieta mediterranea, ma soprattutto un sistema economico che origina guardando solo alle produzioni Dop, un giro d'affari al consumo di 11,5 miliardi di euro, con 70 mila operatori coinvolti. Soldi e lavoro quindi messi a rischio da un meccanismo di comunicazione semplice ma fuorviante: con i bollini rosso, giallo o verde infatti, viene indicato il contenuto di nutrienti critici per la salute sulla semplice base della loro presenza e non sulle quantità effettivamente consumate.
Di inganno parlano i produttori, di semplificazione e chiarezza dicono i sostenitori di questo metodo fatto a misura evidentemente per chi non ha una grande tradizione alimentare. La questione delle etichette sta comunque diventando questione che deve essere dibattuta fra Stati e governi, ne va del destino di comparti economici troppo importanti per essere lasciati nelle mani dell'approssimazione salutistica.
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