venerdì 21 aprile 2017
Dopo il grande corteo di Barcellona, 200mila cittadini che hanno manifestato per l'accoglienza ai migranti, il prossimo 20 maggio toccherà ai milanesi. Idea dell'assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino, assunta dal sindaco Sala e dalla giunta.
Milano sta facendo magnificamente la sua parte, 120mila rifugiati accolti in pochi anni. Sarà anche grazie ai milanesi se, come spero - lontani dalle temperie del presente - la Storia riconoscerà un primato amoroso al modello italiano di accoglienza e integrazione.
Lavoreremo tutte e tutti insieme per un 20 maggio indimenticabile.
Non avvenga però in sprezzo di quei molti che, aizzati da pessimi conducator, sono convinti che il pane offerto ai migranti sia la ragione della propria fame. Anche loro vanno amorosamente accolti.
Le élite politiche e culturali raramente vivono in prima persona i problemi ingenerati dall'irruzione dell'altro, dai suoi usi, dai suoi abiti, dall'odore del suo cibo. Problemi che non vanno misconosciuti, ma assunti. Come fa Alex Langer - lo menzionerò spesso - nel suo "Tentativo di decalogo per la convivenza inter-etnica" (1994), quando riconosce che «la diversità, l'ignoto, l'estraneo complica la vita, può fare paura… non bastano retorica e volontarismo dichiarato» e ammette perfino la necessità di «momenti di intimità etnica» per una «garanzia di mantenimento dell'identità».
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