martedì 26 marzo 2013
Chemnitz, Germania, 2011 – Karl-Marx-Stadt, si chiamava questo posto fino alla caduta del Muro. Era una città modello della ex DDR. Sono passati molti anni da allora. Mi sbalordiscono, arrivando, le strade semideserte, e interi viali, in centro, di case in abbandono, i vetri rotti, i muri coperti di graffiti. Nei cortili vuoti i passi lenti di un vecchio che rincasa. Alle nove del mattino incroci ragazzi con la bottiglia di birra in mano, o punk col cranio rasato, e, a mo' di orecchino, un bullone. Alla caduta del Muro, da Karl-Marx-Stadt in 80 mila sono scappati. Scatta il verde e poi il rosso ai semafori, ma non passa nessuno.Una torre alta, nuova. È un centro commerciale: dagli iPhone alle magliette da due lire, in una musica stordente. Adolescenti che ciondolano annoiati, senza soldi per comprare. In piazza, un enorme corrucciato busto di Marx. (Hanno fatto un'indagine, i ragazzi non sanno più chi era, quel signore).In un cimitero senza croci una donna anziana sta seduta su un seggiolino portatile, accanto a una lapide. Non prega, non piange, semplicemente rimane. Per un marito, per un figlio? Sotto al sole di luglio la donna non si muove. Nella ex Karl-Marx-Stadt, dove in 80 su 100 si dicono atei, una vecchia immobile davanti a una tomba, come una domanda ostinata.
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