«A Gaza situazione insopportabile» Vero, fare di più per fermare la guerra
martedì 13 maggio 2025
Caro Avvenire, nel Mediterraneo è pieno di navi di organizzazioni umanitarie, spesso battenti bandiere europee, che aiutano immigrati: perché non portano anche cibo e medicinali a Gaza? Forse perché gli israeliani sparano? Penso che un “incidente” del genere sia l’unico modo per smuovere le coscienze europee e mondiali. È giunto il momento di inventarsi qualcosa. Siamo tutti complici di uno sterminio del popolo palestinese. Non si può più sopportare questa situazione. Marco Castelletti Grottammare (Ap) Caro Castelletti, purtroppo, quello che lei paradossalmente e amaramente auspica è già successo. Senza effetti. Il 2 maggio, la “Conscience”, una nave della Freedom Flotilla Coalition, carica di aiuti umanitari, è stata attaccata in acque internazionali mentre si dirigeva verso la Striscia. Secondo l’organizzazione, l’azione è stata opera di droni israeliani, che hanno sparato sullo scafo, danneggiandolo e mettendolo a rischio di affondamento, provocando anche quattro feriti lievi. Durante uno scalo previsto a Malta, avrebbe dovuto unirsi all’equipaggio la nota attivista svedese Greta Thunberg. Su alcuni giornali italiani, qualche servizio di cronaca e poco altro. Del resto, ha forse smosso le coscienze, se non per qualche fugace momento, la vicenda di Hind Rajab? La bambina, cinque anni, e la sua famiglia stavano fuggendo da Gaza nel gennaio del 2024, quando il loro veicolo fu colpito da un bombardamento che uccise suo zio, sua zia e tre cugini. Hind e un’altra cugina sedicenne, Layan, sopravvissero e chiamarono la Mezzaluna Rossa palestinese per chiedere aiuto, segnalando che erano sotto attacco da parte di un carro armato israeliano. La cugina venne colpita e Hind rimase bloccata nel veicolo per ore al telefono, mentre i paramedici tentavano di raggiungerla. Sia Hind sia il personale dell’ambulanza furono trovati morti il 10 febbraio, dopo il ritiro delle truppe dalla zona. Israele affermò che non vi erano propri soldati presenti nel quartiere e negò l’attacco. Tuttavia, nei mesi successivi, un’inchiesta del “Washington Post” e di “Sky News”, basata su immagini satellitari e prove visive, ha concluso che carri armati penetrati nella Striscia spararono 335 colpi contro l’auto in cui si trovavano Hind Rajab e la sua famiglia. Un’indagine dell’organizzazione Forensic Architecture ha indicato che un blindato di Tel Aviv probabilmente attaccò anche l’ambulanza accorsa sul posto. Un episodio agghiacciante non dovrebbe, tuttavia, alterare lo sguardo complessivo su una situazione intricata come lo scontro israelo-palestinese. Se non fosse che, attualmente, quella che era la risposta al pogrom del 7 ottobre 2023, con l’uccisione a sangue freddo di oltre milleduecento civili, si è trasformata in una del tutto sproporzionata opera di distruzione della Striscia di Gaza e di uccisione di decine di migliaia di non combattenti, in maggioranza bambini, donne e uomini anziani. L’appena pubblicato libro-denuncia della giornalista Rula Jebreal (Genocidio. Quello che rimane di noi nell’era neo-imperiale, Piemme) descrive con ampiezza di dettagli una serie di agghiaccianti episodi denunciati come crimini di guerra israeliani e la storia di “deumanizzazione” dei palestinesi in quanto tali, che non possono non interrogare ciascuno. Al di là dei limiti del volume, che non cita fonti specifiche (forse per non appesantire la narrazione) e minimizza il rischio esistenziale che lo Stato ebraico continua a sperimentare, è difficile non condividere l’urgenza di mettere fine al martirio di Gaza, che oltrepassa di gran lunga ogni legittimo tentativo di neutralizzare la minaccia rappresentata da Hamas. Proprio perché Israele è una democrazia e dovrebbe essere sensibile alle ragioni del diritto internazionale, risulta compito dell’Europa e dell’Italia farsi promotori di un’azione politico-diplomatica tesa al cessate il fuoco e alla ripresa dell’assistenza alla popolazione, isolata, affamata e senza più cure sanitarie adeguate. Ciò non vuol dire sacrificare la sicurezza degli ebrei o lasciare campo ai terroristi. Significa invece dare spazio all’umanità condivisa, che Papa Leone ha richiamato nel suo appello di domenica contro tutte le guerre. Ed è ciò che ognuno sarebbe chiamato a fare per quanto in suo potere. © riproduzione riservata
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