martedì 16 ottobre 2018
24 marzo 1916, Prima guerra mondiale. Una signora si era imbarcata sola, con due figli piccolissimi, sul ferry boat Sussex, da Folkestone a Dieppe. Era italiana, suo marito era già al fronte. Lei rimpatriava. Marzo, faceva freddo sulla Manica. Sotto a un cielo limpido il Sussex navigava. A bordo, uomini d'affari e inglesi romantici, alla scoperta del Mediterraneo. Tagliente, dall'acqua, improvviso, un sibilo maligno. Un'atroce esplosione. Il siluro sparato da un sommergibile tedesco contro ogni codice militare spezzò in due il traghetto. Una bolgia di sangue. Oltre cinquanta morti. Le scialuppe prese d'assalto. Alcune si capovolsero, nell'urlo d'agonia dei naufraghi. La madre con i bambini travolta, calpestata. Affidò il maschio a uno sconosciuto. Con la piccola in braccio si affacciò alla murata. La bambina, non doveva morire. Le urlarono dalle scialuppe: «La lanci!» La madre, impietrita. Poi decise, e disperatamente gettò la neonata verso le mani protese.
Quella cadde in acqua, fra le urla dei naufraghi. Ma qualcuno si sporse e riuscì ad afferrarla. Una suora in viaggio per una missione l'avvolse nei suoi caldi mutandoni di lana. Con la madre e il fratello la neonata, cinque mesi, si salvò. Era mia madre: e ringrazio ancora per quel filo tenue, che non si è spezzato.
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