giovedì 5 dicembre 2019
Mia mamma, 92 anni, guarda mio marito e me e dice: «Voi vivrete fino a 120!» sospirando estasiata per le magnifiche sorti e progressive. Ha potuto essere una ragazza solo dopo la Liberazione. È "americana", positiva e ipermodernista. Voleva il monopattino a motore, abbiamo patteggiato: meglio lo smartphone, con cui combina guai e fa partire terrorizzanti messaggi automatici tipo: «Scusa, sto guidando» o «Sono in aereo». Tornando ai 120 anni, di solito si dice: «Dipende da come ci arrivi». E come vuoi arrivarci? Non escludo l'esistenza di un monaco tibetano di 107 che ogni giorno fa la sua scalatina del monte Kailash. Ma appunto, è uno. Magari due. Suppongo che mediamente ci si senta più incriccati. Assolti i propri compiti biologici – procreazione, e poi cura dei nipoti piccoli eccetera – eccoci sull'altopiano che io chiamo ottimisticamente dei Sopravvissuti: dopo i 60? i 65? i 70? Decidete voi. La vita assume un altro aspetto, le articolazioni anche, della schiena non parliamo proprio. Di questi pazzi tempi, il messaggio è schizofrenogeno: ma come! hai solo 87 anni, sei ancora giovane! Come va la tua vita sessuale? (lato A). Ne hai 56? Sei depresso? Soffri di allergie? Ci senti poco da un orecchio? Mica vorrai pesare sulla tua famiglia! Hai considerato l'eutanasia? (lato B). Dovremmo decidere quale lato del disco suonare. Uffa, che confusione.
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