L’incubo black out e i giovani in festa
Alle 12.30 di lunedì scorso la corrente è mancata in Spagna, Portogallo e una parte della Francia
Alle 12.30 di lunedì scorso la corrente è mancata in Spagna, Portogallo e una parte della Francia. Di colpo fermi gli ascensori, le metropolitane, i semafori; le pompe di benzina, i bancomat, e ogni pc o smartphone che non fosse ben carico. Sono saltati i siti delle banche, e negli ospedali sono scattati i generatori di emergenza, per le esigenze essenziali: le incubatrici, le rianimazioni, le urgenze. Il traffico delle metropoli impazzito, a tratti governato da passanti volonterosi; i treni bloccati, gli aeroporti in tilt. Due passi quasi in un Apocalypse day, nello scoprire che tutta la nostra efficienza sta sospesa alla tenuta dell’alta tensione, o a un guasto oscuro – provocato? Casuale? – non ancora identificato. La luce se n’è andata a mezzogiorno, e a mezzanotte in molte regioni ancora non era tornata. Guardando sui tg Madrid e Barcellona buie come duecento anni fa, ho pensato alle persone chiuse agli ultimi piani di quei grattacieli. Venti piani di scale a piedi li fai se sei sano, se non sei anziano o malato, se non sei sola con tre o quattro bambini piccoli. E se sei prossima al parto, come raggiungerai un ospedale, nel traffico paralizzato? E quanti malati attaccati all’ossigeno hanno tremato, nel sentire di colpo esaurirsi quel flusso nei polmoni? Neri gli schermi delle tv, e, con le ore, il cellulare si andava scaricando. Potevi fartelo prestare da un collega, ma, quanti di noi ormai sanno a memoria i numeri dei familiari? E carte e bancomat, diventati di colpo pezzi di plastica. Ma il peggio dev’essere stato nelle gallerie del metro: i convogli immobili, i camminamenti nel buio, qualcuno tenendo ben stretto per mano un bambino. O, negli ascensori bloccati, la sensazione dell’aria che manca. Lunedì 28 aprile 2025, Spagna: come se molte nostre certezze poggiassero su un terreno in realtà fragile. Una cosa però mi ha meravigliato più di tutte: che in quella notte al buio nelle piazze ci fossero giovani che cantavano e suonavano la chitarra, e ballavano, e battevano le mani. In non poche città è accaduto, alla luce di qualche candela, che come dal nulla venisse improvvisata una festa. Forse ai nati nel terzo millennio quel buio è apparso solo un gioco assurdo, di cui non aver paura? O forse, spenti gli smartphone, per la prima volta si sono ritrovati in una piazza, senza web, senza chat, senza social. E deve essere stato così strano, per le Generazioni Zeta e Alpha, che sbalorditi si sono messi a ballare. Come bambini liberati dai banchi, nel cortile di una scuola, felici all’ora di ricreazione. Poi, quella notte la luce è tornata.
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