Tagli al Terzo settore, il ministero rassicura: «I fondi non diminuiranno»
La nota dopo la denuncia delle associazioni: «Ecco come sono stati ripartiti i soldi». Ma i conti sono diversi da quelli del Forum

Dopo la denuncia del Forum Terzo settore, il ministero rassicura sui fondi. È direttamente il dicastero del Lavoro e delle Politiche sociali a offrire una rilettura dei numeri. «Quest’anno – spiega Alessandro Lombardi, capo Dipartimento per le politiche sociali, del Terzo settore e migratorie del ministero – sono stati stanziati 141 milioni di euro a favore degli Ets-Enti del Terzo settore. Il parametro di riferimento non sono però i 175 milioni previsti nell’analogo atto di indirizzo del 2022, ma i 169 effettivamente messi a bando nel triennio (tale riduzione è stata causata da tagli alla spesa pubblica e da variazioni contabili). Il differenziale è pertanto di 28 milioni. Rispetto a questo valore la spending review ha inciso sul triennio 2025-2027 per 14 milioni. Questo taglio è stato per la maggior parte recuperato grazie ai dieci milioni in più stanziati per il 2025 sul fondo per il finanziamento delle attività di interesse generale degli Ets».
Il ministero fa il conto in modo diverso rispetto al Forum, che con la portavoce Vanessa Pallucchi aveva denunciato un ammanco di 34 milioni. Si parla della “cassa” prevista dagli articoli 72 e 73 del Codice del Terzo settore, uno strumento molto importante perché si tratta di una linea di finanziamento cui i soggetti sociali e nazionali attingono per i progetti più strettamente legati alla loro natura.
Il ministero però ritiene che non ci sia un allarme sui fondi. E dà una spiegazione tecnica a quanto lamentato dal Forum. «Sul 2025 abbiamo risorse in meno per i restanti 14 milioni, determinati dalla rimodulazione di impegni contabili assunti negli anni precedenti. Difatti, per venire incontro alle esigenze degli enti o di alcune Regioni, che hanno richiesto proroghe per la realizzazione di progetti o di programmi di interventi finanziati negli anni precedenti, si sono dovute necessariamente spostare sul 2025 le risorse impegnate per i saldi di tali progettualità. Ma questo ha avuto un corrispondente effetto positivo sugli anni pregressi: infatti nel 2023 e nel 2024 il ministero ha ampliato per quasi 15 milioni di euro (6,6 milioni di euro nel 2023; 8,3 nel 2024) il plafond inizialmente destinato dall’atto di indirizzo al finanziamento dei progetti nazionali. Tali risorse - rivendica il ministero in risposta al Forum - quindi sono andate a beneficio ulteriore degli enti del Terzo settore: nel biennio precedente sono stati finanziati in totale 138 progetti (69 per ciascuna annualità), per un totale di 71,7 milioni di euro, con una media per annualità di 35,8 milioni di euro. Questo numero diventa ancora più significativo se paragonato ai dati relativi all’anno 2022, nel quale furono finanziati 56 enti per un totale di 16,3 milioni di euro». Secondo il dicastero, insomma, bisogna dare una «lettura non statica ma dinamica dei dati contabili», legata «al ciclo di vita dei progetti finanziati».
Ma come precisato dallo stesso ministero, il dato di partenza non cambia: dal triennio precedente a quello in corso c’è un taglio nominale di 34 milioni, che non può non preoccupare gli enti del Terzo settore in vista della manovra. Una scadenza, quella della legge di Bilancio, che il comparto sociale vorrebbe affrontare con risposte chiare anche sull’Iva, sull’Irap e sul tetto al 5xMille che non consente di distribuire tutte le risorse stanziate dai contribuenti.
Con un valore economico stimato in circa 80 miliardi di euro – pari al 5% del Pil nazionale – il Terzo settore rappresenta oggi un pilastro del sistema socio-economico del Paese. Con oltre 360mila istituzioni non profit attive e più di 870mila lavoratori impiegati, il comparto rappresenta un sistema diffuso e capillare su tutto il territorio nazionale, con una forte concentrazione nel Nord Italia. Secondo il report Istat (ottobre 2022), si conferma in crescita nonostante le difficoltà legate alla pandemia, con una prevalenza di associazioni (85,2%), ma con un ruolo sempre più rilevante delle cooperative sociali (4,1%), in particolare nei settori dell’assistenza sociale, dello sviluppo economico locale e della coesione sociale. Il sistema cooperativo, in particolare, si distingue per la sua capacità di generare occupazione inclusiva: le sole cooperative sociali danno lavoro a oltre 456mila persone, di cui 78mila con forme di svantaggio e più del 50% donne. Attivo in ambiti chiave quali l’assistenza alle persone con disabilità, la tutela ambientale, i servizi sanitari e l’animazione culturale, il comparto si conferma attore cruciale nella gestione del welfare e nella salvaguardia dei diritti fondamentali, con una crescente richiesta di professionalità capaci di coniugare visione strategica, competenze gestionali e innovazione. I milioni di euro mancanti nel fondo triennale possono penalizzare proprio questi obiettivi, secondo il Forum.
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