Meloni ringrazia Trump. Ma quale ruolo avrà ora l'Italia?
La premier si attribuisce una parte di merito per il «lavoro silenzioso ma costante» fatto. Caustica la sorella Arianna: «Giorgia complice... di pace»

Il ruolo dell’Italia nel mantenimento dell’accordo di pace appena raggiunto sarà l’elemento decisivo per misurare l’incidenza di Roma e il peso di Giorgia Meloni nel consesso dei grandi della terra. Ma c’è anche un dato politico che si evidenzia in due passaggi chiave delle dichiarazioni con cui la premier ha accolto la notizia dell’intesa: l’accento posto sui meriti di Trump e le rivendicazioni rispetto al ruolo avuto dall’Italia, alle manifestazioni dei giorni scorsi e agli attacchi delle opposizioni.
Meloni ha parlato di una «notizia straordinaria» e di «un giorno storico», pur sapendo che siamo ancora alla «prima fase» del piano di pace, che «è molto complesso» e «sarà lungo». Tuttavia, la convinzione della premier è che davvero si tratti di «un nuovo inizio». «Ho visto delle immagini commoventi della popolazione di Gaza che festeggiava – ha aggiunto –, ma dobbiamo continuare a tenere l'attenzione sul lavoro molto delicato che va fatto». Da subito il capo dell’esecutivo ha assicurato che il Governo «continuerà a sostenere gli sforzi dei mediatori» ed è pronto «a contribuire alla stabilizzazione, alla ricostruzione e allo sviluppo di Gaza», grazie soprattutto «all'ottimo rapporto che può vantare con tutti gli attori della regione». Disponibilità confermata a stretto giro anche dal ministro della Difesa Guido Crosetto: «Le Forze armate sono e saranno pronte a fare la loro parte, come hanno sempre fatto e come hanno dimostrato, in tutte le missioni internazionali cui partecipano, di saper fare». Nel frattempo Antonio Tajani è volato a Parigi per partecipare alla riunione ministeriale sull'attuazione del piano di pace Usa, assieme ai colleghi dell’E4 (Francia, Germania e Regno Unito), al quintetto arabo (Egitto, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Qatar) e ad altri partner internazionali. Il capo della Farnesina ha parlato di «un momento cruciale della storia», salutando l’accordo come «un primo grande tassello di un lungo processo di stabilizzazione del Medio Oriente».
Meloni è stata molto netta sul tema del disarmo di Hamas e sulla «gestione transitoria della Striscia». Una fase, ha però aggiunto, che impone anche l’assenza di «nuovi insediamenti in Cisgiordania». «Hamas non deve avere alcun ruolo – ha chiarito – l'Autorità nazionale palestinese ha bisogno di un percorso di riforma e la comunità internazionale, particolarmente i Paesi arabi, devono giocare un ruolo per garantire transitoriamente un governo». Più in generale, ha ammonito, «ci sarà bisogno di monitoraggi e di un impegno della comunità internazionale che verrà valutato nelle prossime ore». Ma su questo «ci sono e ci saranno interlocuzioni», anche perché è imperativo che «tutto funzioni come deve funzionare». In questo senso, è tornata a ribadire, «anche l'Italia è pronta a fare la sua parte, se ci verrà chiesto un contributo» e sulla ricostruzione «possiamo dire la nostra e ci lavoreremo insieme ai nostri partner».
Sia nelle prime dichiarazioni via social della mattina sia in quelle successive Meloni ha voluto sottolineare i meriti di Trump, che a suo giudizio ha portato avanti un «lavoro straordinario». Ed è fuori dubbio che il risultato ottenuto da Washington rafforza anche la posizione assunta dalla premier nell’Ue rispetto all’Ucraina e cioè il sostegno incondizionato al percorso indicato dal presidente Usa. La stessa presidente del Consiglio si è intestata anche una piccola parte del successo, cogliendo l’occasione per bacchettare le opposizioni e tornare a rimbrottare chi ha partecipato alle manifestazioni di piazza dei giorni scorsi «Sono molto fiera del lavoro silenzioso ma costante, riconosciuto da tutti gli attori in campo, che l'Italia ha portato avanti, sempre per ricordare che la pace si costruisce lavorandoci e non limitandosi a sventolare bandiere».
Più esplicita è stata la sorella Arianna che con un post ha rinfacciato alle opposizioni le accuse di «complicità nel genocidio» arrivate da più parti del centrosinistra. «Complici, sì – ha postato sui social – ma della pace in Palestina». I leader di minoranza si sono subito Associati al sollievo per l’intesa, ma non sono mancati i distinguo sul ruolo del governo e della premier. La leader dem Elly Schlein l’ha incalzata chiedendole di riconoscere subito lo Stato palestinese, mentre il presidente 5s Giuseppe Conte è stato piuttosto netto: «Il governo sprizza a reti unificate gioia e addirittura si sta intestando questo processo di pace. Penso che sia un'operazione ridicola, la realtà è che questo governo deve intestarsi invece il silenzio complice per un genocidio che è durato due anni». Più diplomatico il fondatore di Iv Matteo Renzi: «Critico Meloni tutti i giorni ma su Gaza il governo italiano, come tutti gli esecutivi europei, ha fatto la propria parte. Ben venga il posizionamento dell'Italia».
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