Manovra e Irpef, il governo contesta l'Istat

Battaglia sulla rottamazione "extralarge". Dall'istituto «analisi parziali» e «fuorvianti». E per Leo «il 75%dei 13,6 milioni di contribuenti favoriti dal taglio della seconda aliquota sta sotto i 50mila euro»
November 12, 2025
Manovra e Irpef, il governo contesta l'Istat
Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini e la segretaria nazionale del Pd Elly Schlein durante un incontro sui temi della manovra economica/ ANSA
È sempre più scontro aperto tra esponenti del governo e opposizione in merito all’Irpef. Con il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, che attacca addirittura l’Istat. «Il 75% dei 13,6 milioni di contribuenti favoriti dal taglio di due punti della seconda aliquota dell’Irpef deciso con la manovra dichiara meno di 50mila euro. L’intervento va letto insieme a quello reso strutturale dalla scorsa legge di Bilancio, in un’operazione da 21 miliardi complessivi che rappresenta la più grande redistribuzione degli ultimi anni», sostiene Leo in un’intervista al Sole 24 Ore, in cui bolla le polemiche sui tagli fiscali «ai ricchi» come frutto «di analisi parziali con chiavi di lettura fuorvianti».
La critica è rivolta soprattutto alle stime dell'istituto di statistica, che aveva sottolineato come oltre l'85% delle risorse finirà alle famiglie dei due quinti coi redditi più alti, da intendersi però come distribuzione numerica dei nuclei. Leo non la giudica un’analisi condivisibile «perché non è metodologicamente aderente all’impianto dell’Irpef, considerando i quinti di reddito equivalente e, quindi, un indicatore che fotografa la dimensione familiare. Ma l’Irpef è un’imposta personale e progressiva e la valutazione redistributiva deve essere condotta sui redditi individuali, non familiari».
Nell’intervista Leo ricorda gli interventi precedenti. «Abbiamo prima ridotto ulteriormente il numero di scaglioni e aliquote, passando da quattro a tre, accorpando i primi due scaglioni e abbassando dal 25 al 23% l’imposizione dei redditi fino a 28mila euro – spiega Leo –. Questa misura, insieme alla stabilizzazione del cuneo fiscale, ha consentito di destinare 18 miliardi di euro alle classi meno abbienti. La nuova manovra continua questo percorso selettivo». Quanto all’ipotesi di una patrimoniale, per Leo può essere anche a rischio incostituzionalità.
Intanto sono 400 gli emendamenti segnalati che i partiti potranno individuare tra tutti quelli da presentare entro venerdì: lo ha deciso l’ufficio di presidenza della commissione Bilancio del Senato. La ripartizione tra i vari partiti verrà stabilita oggi. Il numero di 400 a qualcuno sembra stare già stretto, mentre il vice-capogruppo vicario al Senato di FdI, Raffaele Speranzon, prevede il classico epilogo: si finirà con un maxi-emendamento. I tempi già si sono allungati: l'obiettivo è arrivare in aula al Senato il 15 dicembre e chiudere con il sì definitivo entro Natale alla Camera, ancora una volta di fatto senza un esame dell’altro ramo del Parlamento. «Questo è l'auspicio, poi dipende dalla buona volontà di tutti», dice il ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani (FdI). Le posizioni sono sempre accese sulla rottamazione delle cartelle esattoriali, con il vicepremier Matteo Salvini che chiede di estenderla, trovando l’appoggio del sottosegretario Federico Freni. Ma per il meloniano Leo «qui il problema delle coperture si fa ancora più intenso», perché «già nella versione attuale, limitata, la rottamazione chiede 1,4 miliardi nel 2026 e determina a fine corsa un costo da 700 milioni. Valutiamo tutto, ma tenendo, come sempre, la barra dritta sui conti». Sulla questione interviene anche il senatore della Lega (e relatore della manovra), Claudio Borghi: «Però le coperture non è impossibile trovarle. La legge di Bilancio è aperta, le coperture possono anche essere trovate all’esterno. L’importante è che i saldi siano invariati e lo saranno».
Continua a muoversi anche il leader della Cgil: Maurizio Landini ha condiviso le proprie proposte con la leader dem, Elly Schlein. Oggi vedrà Avs, che incontrerà anche la Uil. Nel mentre, infuriamo le polemiche per l'esaurimento dei fondi di “Transizione 5.0”. Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, replica indirettamente al presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, e rivendica il risultato, assicurando che la misura funziona. Ma con l'esaurimento dei fondi si è registrata negli ultimi giorni un'accelerazione alle prenotazioni per “Transizione 4.0”: il risultato è che ora anche queste risorse sono esaurite

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