L'Italia dice sì al fondo Safe per le armi. Come funziona il prestito Ue
Il governo italiano prenota fino 15 miliardi, che saranno restituiti in 45 anni. Entro novembre Roma dovrà presentare il piano di investimenti. Una scelta che alleggerisce «i conti pubblici»

La scelta viene spiegata con la volontà di mantenere fede al piano che prevede i programmi di difesa fino al 2030, ma anche per alleggerire i conti pubblici italiani. Per questo l'Italia ha chiesto di poter accedere a Safe «fino a 15 miliardi», lo strumento ideato da Bruxelles per contrarre prestiti per la difesa previsti dal piano ReArm Europe. Si tratta di un prestito i cui rimborsi possono essere spalmati in 45 anni anni, a cui l’Italia ha chiesto di accedere con una lettera inviata alla Commissione Ue nella notte di mercoledì. La decisione è stata presa durante una riunione tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, e tra gli altri il ministro della Difesa Guido Crosetto, tenutosi nella mattinata di mercoledì. Sono 15 miliardi che intanto sono stati prenotati e che di qui a fine novembre andranno dettagliati per avere l'effettivo accesso a un finanziamento a un tasso agevolato, e da ripagare in un tempo lunghissimo. Una scelta che appunto «alleggerisce» i conti pubblici italiani, insistono ai piani alti del governo mentre lo stesso Giancarlo Giorgetti spiega che si tratta di un debito «interessante» perché costa, in termini di interessi, meno «dei Btp».
Non si tratta di acquistare armi, insistono dall'esecutivo anche per fare fronte alle critiche di una parte delle opposizioni. Si tratta di rafforzare «la base industriale della difesa europea», ripetono fonti dell'esecutivo, che vuol dire pure «cybersecurity, spazio». In parte i prestiti europei andranno a coprire spese già a bilancio, in parte saranno utili per quello «sforzo aggiuntivo» che è richiesto a tutti i Paesi nell'ambito del piano Readiness 2030 (e pure dagli impegni sottoscritti con la Nato).
Di certo, con queste risorse europee non si possono finanziare progetti nazionali, ma investimenti portati avanti insieme ai partner (comprese Gran Bretagna e Norvegia). Safe «è un simbolo del nostro impegno collettivo a rafforzare la nostra preparazione in materia di difesa per un futuro più sicuro e unito», sottolinea per l'appunto il commissario Ue alla Difesa Andrius Kubulius annunciando che insieme all'Italia sono 18 i paesi dell'Unione che hanno fatto richiesta di accedere allo strumento, per circa 127 miliardi su 150 complessivamente disponibili. Questa manifestazione di interesse preliminare consentirà ora alla Commissione di valutare la domanda e prepararsi alla raccolta di fondi sui mercati dei capitali.
Safe «è una fonte di finanziamento alternativa per finanziare delle spese per la difesa d'investimento che in larga parte sono già previste e già in itinere», spiega il titolare italiano dell'Economia, spiegando dal suo punto di vista la convenienza dello strumento. «Se mi dite pago il 3,5 sul Btp o il 3% sul Safe il ministro dell'Economia - dice Giorgetti - se non è scemo risponde: Pago il 3% sul Safe e risparmio un po’ di interesse». Peraltro, si tratta di un debito che va restituito in 45 anni e si inizia a pagare dopo i primi 10 anni.
Fino all'ultimo si sarebbe valutato, nel confronto tra Mef, Difesa e Palazzo Chigi, dove fissare l'asticella dei finanziamenti potenziali anche se in diversi già ora ipotizzano che alla fine la richiesta effettiva non sarà per tutti e 15 i miliardi opzionati. In ogni caso, da sinistra è arrivata immediata la richiesta di Movimento 5 Stelle e Avs che Giorgetti o la stessa Giorgia Meloni rendano una «informativa urgente» in Aula sui «prestiti per il riarmo», con cui il governo di centrodestra «indebita il Paese» e che dovranno «pagare i nostri figli».
Non si tratta di acquistare armi, insistono dall'esecutivo anche per fare fronte alle critiche di una parte delle opposizioni. Si tratta di rafforzare «la base industriale della difesa europea», ripetono fonti dell'esecutivo, che vuol dire pure «cybersecurity, spazio». In parte i prestiti europei andranno a coprire spese già a bilancio, in parte saranno utili per quello «sforzo aggiuntivo» che è richiesto a tutti i Paesi nell'ambito del piano Readiness 2030 (e pure dagli impegni sottoscritti con la Nato).
Di certo, con queste risorse europee non si possono finanziare progetti nazionali, ma investimenti portati avanti insieme ai partner (comprese Gran Bretagna e Norvegia). Safe «è un simbolo del nostro impegno collettivo a rafforzare la nostra preparazione in materia di difesa per un futuro più sicuro e unito», sottolinea per l'appunto il commissario Ue alla Difesa Andrius Kubulius annunciando che insieme all'Italia sono 18 i paesi dell'Unione che hanno fatto richiesta di accedere allo strumento, per circa 127 miliardi su 150 complessivamente disponibili. Questa manifestazione di interesse preliminare consentirà ora alla Commissione di valutare la domanda e prepararsi alla raccolta di fondi sui mercati dei capitali.
Safe «è una fonte di finanziamento alternativa per finanziare delle spese per la difesa d'investimento che in larga parte sono già previste e già in itinere», spiega il titolare italiano dell'Economia, spiegando dal suo punto di vista la convenienza dello strumento. «Se mi dite pago il 3,5 sul Btp o il 3% sul Safe il ministro dell'Economia - dice Giorgetti - se non è scemo risponde: Pago il 3% sul Safe e risparmio un po’ di interesse». Peraltro, si tratta di un debito che va restituito in 45 anni e si inizia a pagare dopo i primi 10 anni.
Fino all'ultimo si sarebbe valutato, nel confronto tra Mef, Difesa e Palazzo Chigi, dove fissare l'asticella dei finanziamenti potenziali anche se in diversi già ora ipotizzano che alla fine la richiesta effettiva non sarà per tutti e 15 i miliardi opzionati. In ogni caso, da sinistra è arrivata immediata la richiesta di Movimento 5 Stelle e Avs che Giorgetti o la stessa Giorgia Meloni rendano una «informativa urgente» in Aula sui «prestiti per il riarmo», con cui il governo di centrodestra «indebita il Paese» e che dovranno «pagare i nostri figli».
Come funziona il prestito Ue Safe
Safe è un programma di prestiti destinato a finanziare l'industria della difesa che la Commissione Europea ha lanciato nel marzo scorso, cui l'Italia ha deciso di accedere insieme ad altri 17 Paesi Ue. È il secondo pilastro, il più piccolo, del piano ReArmEu, poi ribattezzato Readiness 2030, proposto dalla Commissione Europea dopo il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca: in tutto l'impatto teorico stimato dell'intero piano è di 800 miliardi di euro, ma il pilastro principale, l'applicazione della clausola nazionale di salvaguardia, che in teoria potrebbe valere fino a 650 miliardi, dipende dalla scelta dei singoli Paesi, e quindi dalla loro capacità e volontà di indebitarsi ulteriormente.
Safe, Security Action For Europe, è modellato sul piano Sure, concepito nel 2020 dal commissario Paolo Gentiloni per sostenere i piani a tutela dell'occupazione, di fronte ai lockdown imposti dalla pandemia di Covid: si tratta, in questo caso, di prestiti per un massimo di 150 miliardi di euro, che verranno erogati agli Stati dalla Commissione Europea, la quale per raccogliere i fondi emetterà obbligazioni, che saranno garantite dall'headroom del bilancio Ue, la differenza tra impegni e pagamenti.
Il vantaggio, per gli Stati con un debito pubblico elevato come l'Italia, è un risparmio sul servizio del debito, la spesa per gli interessi, dato che il merito di credito della Commissione è maggiore di quello della maggior parte dei singoli Stati (ma non di tutti). I prestiti serviranno a potenziare le capacità di difesa degli Stati, attraverso appalti comuni, riducendo i costi e rafforzando la base industriale dell’Ue. I debiti contratti per Safe vengono comunque conteggiati nel debito pubblico, anche se restano più convenienti rispetto ai debiti contratti dal singolo Stato membro.
I prestiti avranno una durata lunga, fino a 45 anni, con un periodo di grazia di dieci anni per l'inizio del rimborso. Gli Stati membri che desiderano ricevere prestiti devono presentare alla Commissione un piano di investimenti per l'industria europea della difesa, che deve includere una descrizione delle attività, delle spese e delle misure per le quali lo Stato membro richiede un prestito, i prodotti per la difesa che intende acquistare e, nel caso, il previsto coinvolgimento dell'Ucraina nelle attività previste.
Safe, Security Action For Europe, è modellato sul piano Sure, concepito nel 2020 dal commissario Paolo Gentiloni per sostenere i piani a tutela dell'occupazione, di fronte ai lockdown imposti dalla pandemia di Covid: si tratta, in questo caso, di prestiti per un massimo di 150 miliardi di euro, che verranno erogati agli Stati dalla Commissione Europea, la quale per raccogliere i fondi emetterà obbligazioni, che saranno garantite dall'headroom del bilancio Ue, la differenza tra impegni e pagamenti.
Il vantaggio, per gli Stati con un debito pubblico elevato come l'Italia, è un risparmio sul servizio del debito, la spesa per gli interessi, dato che il merito di credito della Commissione è maggiore di quello della maggior parte dei singoli Stati (ma non di tutti). I prestiti serviranno a potenziare le capacità di difesa degli Stati, attraverso appalti comuni, riducendo i costi e rafforzando la base industriale dell’Ue. I debiti contratti per Safe vengono comunque conteggiati nel debito pubblico, anche se restano più convenienti rispetto ai debiti contratti dal singolo Stato membro.
I prestiti avranno una durata lunga, fino a 45 anni, con un periodo di grazia di dieci anni per l'inizio del rimborso. Gli Stati membri che desiderano ricevere prestiti devono presentare alla Commissione un piano di investimenti per l'industria europea della difesa, che deve includere una descrizione delle attività, delle spese e delle misure per le quali lo Stato membro richiede un prestito, i prodotti per la difesa che intende acquistare e, nel caso, il previsto coinvolgimento dell'Ucraina nelle attività previste.
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