Il Meeting, un miracolo nella Chiesa che nessuno può pensare sia “suo”

Gli applausi a Giorgia Meloni, l'empatia con la platea, gli attacchi ai giudici nella sede sbagliata. E, lontano dai riflettori, l'amicizia fra leader di associazioni e movimenti rifiorita a Rimini
August 27, 2025
Il Meeting, un miracolo nella Chiesa che nessuno può pensare sia “suo”
Fra i passaggi più felici di Giorgia Meloni al Meeting - che prevedibilmente non verranno sottolineati - ce ne sono in particolare due. Il primo è quello dedicato ai volontari, senza i quali, ha detto, «non esisterebbe il Meeting e - ha aggiunto - voglio tributare a tutti loro il mio applauso, sono oggettivamente un vero spettacolo». Vero, verissimo. L’altro passaggio molto bello è quello in cui ha detto che «nell’anno del Giubileo la speranza e la voglia di costruire speranza sono il tratto distintivo. Io - ha aggiunto -, il governo, l’Italia, abbiamo un disperato bisogno di quella speranza e di quella voglia di costruire quella speranza; non sono qui a cercare consenso, ma a chiedervi una mano perché senza luoghi di società viva, la politica non ce la può fare». Parole che denotano consapevolezza di che cosa è, o vuole essere, il Meeting. Ma allora, proprio in virtù di questa consapevolezza e in nome di una empatia apparsa sincera e profonda, forse sarebbe stato meglio evitare di rilanciare in una sede come questa polemiche che appartengono alla strumentalità politica, attraverso una vera e propria sfida a un altro potere dello Stato che a volte può mettere in difficoltà giunte di sinistra - come avvenuto a Milano o Pesaro - e a volte può provocare effetti sgraditi al governo centrale, in tema di immigrazione. Si può non condividere, a volte, ma la leale collaborazione fra servitori del bene comune (che giurano entrambi sulla stessa Costituzione) consiglierebbe toni diversi, anche nelle arene di partito, a maggior ragione in una platea che non è di parte e alla quale Giorgia Meloni ha riservato parole piene di stima. Quello di quest’anno verrà frettolosamente archiviato come “il Meeting della Meloni”, ma non è così per le ragioni che la stessa presidente del Consiglio ha ben evidenziato.
Il Meeting, se è durato oltre i protagonisti politici che negli anni l’hanno attraversato, a volte anche tentando di strumentalizzarlo, è perché non appartiene a nessuno, neppure al movimento che meritoriamente lo sostiene da 46 anni, senza avere mai la pretesa di egemonizzarlo. Come ha detto l’arcivescovo Baturi in una visita allo stand del Movimento per la vita, il cristiano non si riconosce nel sacerdote o nel levita che, vedendo il viandante ferito sulla via di Gerico, passano oltre, ma nel samaritano che lo soccorre e si occupa di sistemarlo in albergo. Così il Meeting non appartiene ai numerosi analisti che passano oltre, credendo di sapere già tutto su di esso, ma è di quanti ogni anno con umiltà si fermano e prestano il loro tempo per renderlo possibile, di chi ci viene per testimoniare la sua esperienza e di chi - decine di migliaia - viene ogni anno solo per ascoltare, o “incontrare”. Così, quello che viene indicato come il più significativo fra gli incontri di quest’anno - quello fra la madre israeliana e la madre palestinese accomunate dalla perdita di un figlio nel conflitto, incontro citato anche da Meloni - è stato molto di più di un punto di vista, illuminato, su una guerra micidiale, ma una speranza che rinasce inaspettata nel pieno del conflitto come un fiore inaspettato che un domani darà i suoi frutti. Il Meeting dura e resiste alle critiche di tutti gli analisti perché altro non è che uno di quei “miracoli” di umanità che si realizzano nel corpo mistico della Chiesa, unico luogo in cui la speranza può sentirsi al sicuro, sia pur dentro tutti i limiti delle cose umane, come sottolineato da Davide Prosperi, presidente della Fraternità di Cl nel bellissimo incontro con la presidente del Movimento dei Focolari, Margaret Karram. Forse mai come quest’anno il Meeting, come don Giussani diceva della prima Cl, si è manifestato come un’esperienza, nata in quel carisma, ma messa al servizio della Chiesa tutta. Fuori dai programmi ufficiali si sono incontrati a Rimini, spontaneamente, come per approfondire un’amicizia scaturita nel Sinodo e proseguita a Trieste alla Settimana sociale, i presidenti nazionali di Azione Cattolica, dell’Agesci, della Comunità Papa Giovanni XXIII, delle Acli, del Mcl... Le diversità restano, ma diventano ricchezza. Un cammino che prosegue, in un’unità che già opera e ha bisogno solo di essere riconosciuta.

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