A tre giovani di Gaza il premio Colomba d'oro per la pace
Aya Ashour, giornalista palestinese del Fatto quotidiano, Alhassan Selmi videomaker palestinese originario di Gaza e Fatena Mohanna, fotografa, riceveranno il riconoscimento il 18 ottobre a Roma

Provengono tutte e tre da Gaza. Tutte e tre sono giovani, due donne e un uomo, e tutti e tre hanno raccontato con la parola, le foto o le immagini ciò che sta accadendo a Gaza. Aya Ashour, giovane giornalista palestinese fino a giugno 2025 collaboratrice del Fatto quotidiano, Alhassan Selmi videomaker palestinese originario di Gaza che da mesi testimonia bombardamenti e soprusi nella Striscia, Fatena Mohanna, giovane fotografa che vive nella Striscia di Gaza che collabora con diverse emittenti anche italiane, sono i vincitori del premio Colomba d’oro per la pace 2025, il premio che dal 1986 Archivio Disarmo conferisce, la cui cerimonia di premiazione si terrà in Campidoglio il 18 ottobre prossimo. «Questo premio non è solo nostro – dice Alhassan Selmi in collegamento da Gaza nel corso dell’incontro con la stampa oggi a Roma – ma di chi ha pagato già con la vita il compiere una missione importante, raccontare ciò che accade lì, dove i diritti delle persone vengono violati ogni giorno». Ciò che chiedono queste persone, il suo racconto, «è solo di poter vivere e pregare in pace nella Striscia di Gaza, così come a Gerusalemme, Betlemme». Il suo appello è quello di «smettere di prendere di mira i giornalisti, noi continueremo a raccontare ciò che accade per le strade e negli ospedali, anche perché se si uccide un giornalista ce ne saranno altri che continueranno a raccontare».

I giornalisti sono diventati «un target specifico a Gaza, i bambini non hanno più la loro vita spensierata, gli studenti non possono più fare il loro mestiere, non hanno più diritto all’educazione e non hanno scelta. Nessuno lì ha scelta». Aya Ashour ha avuto la possibilità di raccontare per Il Fatto quotidiano «ciò che accadeva intorno a me, il fatto che Hamas ha bloccato la vita di tutti, mentre le persone lì vogliono solo vivere in pace». Nel raccontare la sua «big family» di 4 fratelli e 4 sorelle si intristisce nel pensare alle «domeniche a pranzo tutti insieme a mangiare i piatti della tradizione che a mia sorella e mia madre piaceva cucinare». Non sempre, spiega poi, riesce a parlare con i suoi perché «non c’è internet tutti i giorni e per tutto il giorno», anche se ora ringrazia l’università di Siena che da giugno l’ha accolta nel suo ateneo come ricercatrice di diritto internazionale (la sua laurea), per occuparsi del ruolo delle donne nel processo di pacificazione.
Aya ha avuto un visto per motivi di studio, ben più complicato il percorso per Alhassan e Fatena per cui Archivio Disarmo, oltre a lanciare una raccolta fondi per sostenere il loro viaggio, chiede al ministero degli Esteri di impegnarsi in questo senso per permettere loro di ritirare il premio a Roma il 18 ottobre. «Serve un impegno del ministro Tajani in persona – spiega il presidente di Archivio Disarmo Fabrizio Battistelli – sappiamo ci sono tante richieste soprattutto per motivi sanitari dei bambini». A Gaza, aggiunge, «siamo di fronte a una tragedia epocale che cambierà il corso della storia. Ignorarla sarebbe un danno per l’’Italia e per l’Europa».
I profili dei vincitori
Aya Ashour è una giovane giornalista originaria di Gaza, rivelatasi una delle voci più autentiche e coraggiose del conflitto in corso. Dall’inizio della guerra ha iniziato una collaborazione con Il Fatto Quotidiano, documentando le drammatiche condizioni di vita nella Striscia con particolare riferimento alla sofferenza delle donne. Grazie all’intervento del ministero degli Affari Esteri italiano, a fine giugno Aya ha potuto raggiungere l’Università per Stranieri di Siena allo scopo di partecipare all’attività di studio e di ricerca dell’Università per stranieri. La Colomba d’oro per la pace riconosce il valore di una giovane donna in difesa del diritto all’informazione e del diritto all’istruzione.

Alhassan Selmi è giornalista, fotoreporter e videomaker palestinese, originario di Gaza, ed è anch’egli vincitore della Colomba per la pace 2025. Lavora per una media company palestinese che rifornisce contenuti –video, foto, reportage – a emittenti internazionali. Da molti mesi vive sotto assedio a Gaza, documentando bombardamenti, crisi umanitarie, blackout e l’aumento dei prezzi prima, e la scomparsa poi, dei beni di prima necessità. Dà voce a chi vive sotto assedio, raccontando senza sconti la realtà del conflitto.
Fatena Mohanna. Vincitrice anche lei della Colomba d’oro per la pace, Fatena è una giovane fotografa che vive e lavora nella Striscia di Gaza. Dal suo obiettivo scaturiscono istantanee che sono insieme forti e sensibili. Documentando la paradossale “quotidianità” di una popolazione sotto assedio, esse offrono una testimonianza della tragedia di Gaza più convincente di qualsiasi analisi. Insieme al giornalista Alhassan Selmi, Fatena ha fornito immagini e idee per il reportage trasmesso recentemente da Presa Diretta (Rai 3).
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