giovedì 14 settembre 2023
Nel comunicato diffuso dalla Santa Sede si sottolinea il clima "aperto e cordiale" del colloquio e la ricerca dei mezzi per favorire il dialogo. Affrontato anche il tema della sicurezza alimentare
Il cardinale Matteo Zuppi

Il cardinale Matteo Zuppi - IMAGOECONOMICA

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Unire gli sforzi per la pace. E garantire l’esportazione del grano, per evitare problemi alle popolazioni più povere. Sono gli importanti punti di contatto e di convergenza tra Vaticano e governo cinese, registrati durante l’incontro di ieri tra il cardinale Matteo Zuppi e Li Hui, rappresentante speciale per gli affari euroasiatici, in pratica l’uomo che all’interno della compagine governativa cinese si occupa in special modo della questione ucraina. Del resto è stato ambasciatore della Cina a Mosca per un decennio fino al 2019 e ha esperienza diplomatica anche nell’Unione Sovietica e nei Paesi derivati dal suo crollo. È considerato un russofilo ed è tra i pochi stranieri insigniti della prestigiosa medaglia dell'amicizia da Vladimir Putin.

A dare notizia dell’avvenuto meeting, annunciato già da mercoledì, è stato un breve ma significativo comunicato della Santa Sede, diffuso in Italia poco dopo le 18.30, quando a Pechino era ormai passata la mezzanotte. Tra l’altro, di al di là dell’importanza dell’incontro ai fini della missione di pace del cardinale Zuppi, c’è anche la non secondaria circostanza che si tratta del primo incontro in assoluto tra un inviato del Papa e un membro del governo cinese nella capitale del grande Paese asiatico. In precedenza, infatti, c’era stato un incontro tra il “ministro degli Esteri” vaticano, monsignor Paul Richard Gallagher, e il suo omologo cinese, Wang Yi, ma si era svolto a Monaco nel 2020 in ambito multilaterale.

«In data odierna – si legge nella nota – il cardinale Matteo Maria Zuppi, inviato del papa Francesco, è stato ricevuto, presso il ministero degli Affari esteri della Repubblica popolare cinese, dal signor Li Hui. Il colloquio, svoltosi in un clima aperto e cordiale– fa notare il comunicato –, è stato dedicato alla guerra in Ucraina e alle sue drammatiche conseguenze, sottolineando la necessità di unire gli sforzi per favorire il dialogo e trovare percorsi che portino alla pace. È stato inoltre affrontato il problema della sicurezza alimentare, con l’auspicio che si possa presto garantire l’esportazione dei cereali, soprattutto a favore dei Paesi più a rischio».

Che cosa si può intuire tra le righe del comunicato? Da un lato l’occasione storica di questo faccia a a faccia servirà a rafforzare i rapporti bilaterali e magari a eliminare da parte cinese qualche pregiudizio nei confronti della Santa Sede e dei cattolici più in generale (il Papa stesso, tornando dalla Mongolia ha detto che «dobbiamo andare avanti nell’aspetto religioso per capirci di più e che i cittadini cinesi non pensino che la Chiesa non accetta la loro cultura e i loro valori e che la Chiesa dipenda di un’altra potenza straniera»). In questo senso fa ben sperare il «clima aperto e cordiale» cui si fa riferimento nel comunicato di ieri.

Ma naturalmente l’aspetto più immediato e concreto è quello che riguarda la questione ucraina. Dopo le tappe di Kiev, Mosca e Washington, svoltesi sempre con il cardinale Zuppi protagonista tra giugno e la metà di luglio, questa visita cinese era molto attesa, sia per l’aspetto inedito del contatto diretto con l’inviato papale, sia per il ruolo che Pechino può indubbiamente esercitare nei confronti di Mosca. Da quando le forze russe hanno invaso l'Ucraina a febbraio 2022, Pechino ha rivendicato una sorta di “neutralità” sulla vicenda, astenendosi dal condannare Mosca e fornendo copertura diplomatica, a partire dalle votazioni all'Onu. Ma la posizione ufficiale del Dragone, contenuta anche nei 12 punti di documento sulla crisi varato lo scorso febbraio, è di arrivare a un cessate il fuoco e a una soluzione politica alla crisi. Alla Cina infatti il perdurare della guerra non conviene sul piano economico e questo potrebbe portare, anche sulla spinta di questo incontro, a esercitare nuove pressioni su Putin. Ecco perché è da valutare positivamente la sottolineatura circa la necessità di unire gli sforzi per il dialogo e per la pace. E accanto a questo non è da sottovalutare l’auspicio per lo sblocco delle esportazioni di grano. Come per la questione dei bambini, Zuppi si è detto convinto che le ragioni umanitarie possano essere i prodromi dei negoziati veri e propri. La tappa cinese di fatto conclusa ieri (in giornata il cardinale rientrerà in Italia) lo conferma.


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