lunedì 29 gennaio 2024
Francesco ha ricevuto dirigenti e dipendenti di tivù e radio dei vescovi italiani, citando anche Avvenire e Agenza Sir. Prossimità alla gente, cuore e responsabilità, ha detto, guidino il lavoro
Un momento dell'udienza a Tv2000 e Radio inBlu2000

Un momento dell'udienza a Tv2000 e Radio inBlu2000 - ANSA

COMMENTA E CONDIVIDI

Ai media cattolici, e in particolare a Tv2000 e Radio inBlu2000, papa Francesco raccomanda «prossimità, cuore e responsabilità». Il Pontefice, infatti, ieri ha ricevuto in udienza dirigenti, giornalisti e dipendenti della televisione della radio che fanno capo alla Cei, in occasione del 25° anniversario della nascita. E insieme con loro c’erano anche il segretario generale e arcivescovo di Cagliari, Giuseppe Baturi e l’arcivescovo emerito di Pesaro, Piero Coccia, Presidente della Fondazione “Comunicazione e Cultura” e di “Rete Blu”.

Ma l’appartenenza alla Cei, così come per Avvenire e l’Agenzia Sir, espressamente citati dal Papa, «non è un limite», ha rimarcato Francesco. «Anzi è espressione di una grande libertà, perché ricorda che la comunicazione e l’informazione hanno sempre le radici nell’umano. E, ancora, sottolinea l’importanza di incarnare la fede nella cultura, in particolare attraverso la testimonianza, narrando storie in cui il buio che è intorno a noi non spenga il lume della speranza. È fondamentale ricordare e vivere questa appartenenza».

Per questo il Pontefice ha sottolineato le tre parole «prossimità, cuore e responsabilità». Quanto alla prima ha detto: «Vi incoraggio a continuare a creare reti, a tessere legami, a raccontare il bello e il buono delle nostre comunità, a rendere protagonisti quanti solitamente finiscono a fare le comparse». La comunicazione – lo sappiamo – rischia di appiattirsi su alcune logiche dominanti, di piegarsi al potere o addirittura di costruire fake news. Non cadete nella tentazione di allinearvi, andate controcorrente, sempre consumando le suole delle scarpe e incontrando la gente. Solo così - ha fatto notare Francesco - potete essere “autentici per vocazione”, come dice un vostro slogan. E non dimenticate mai quanti sono ai margini, le persone povere, sole, scartate».

Cuore, invece, significa che «non si può osservare un fatto, non si può intervistare qualcuno, non si può raccontare qualcosa se non a partire dal cuore». Infatti, il comunicare non si risolve nella trasmissione di una teoria o nell’esecuzione di una tecnica, ma è un’arte che ha al centro la capacità del cuore». In sostanza serve «fare spazio all’altro – restringendo un po’ quello dell’io –, liberarci dalle catene dei pregiudizi, dire la verità senza separarla dalla carità. Mai separare i fatti dal cuore - ha ammonito il Pontefice - E poi, avere coraggio. Chi ha cuore ha anche il coraggio di essere alternativo, senza però diventare polemico o aggressivo; di essere credibile, senza avere la pretesa di imporre il proprio punto di vista».

Responsabilità infine vuol dire che «ognuno deve fare la propria parte per assicurare che la comunicazione sia obiettiva, rispettosa della dignità umana e attenta al bene comune. In questo modo, potremo ricucire le fratture, trasformare l’indifferenza in accoglienza e relazione». Il Papa ha parlato di vocazione. «Siete chiamati a essere messaggeri che informano con rispetto e competenza, contrastando divisioni e discordie. E sempre ricordando che al centro di ogni servizio, di ogni articolo, di ogni programma c’è la persona».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: