martedì 29 agosto 2017
Visiterà le città di Yangon, Nay Pyi Taw e Dhaka
Il Papa in Myanmar e Bangladesh dal 27 novembre al 2 dicembre
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«Amore e pace», per il Myanmar. «Armonia e pace» per il Bangladesh. La scelta dei motti, molto simili tra loro, indica il filo rosso che unisce le due tappe del viaggio che vedrà il Papa nel Sud-Est asiatico dal 27 novembre al 2 dicembre prossimi. Un itinerario, come si capisce, che chiama in causa la riconciliazione e la fraternità, nel segno del dialogo. Ieri mattina nell’annunciare che Francesco aveva accolto l’invito dei rispettivi vescovi e capi di Stato, il direttore della Sala Stampa vaticana Greg Burke ha annunciato il doppio respiro della visita. Il Papa sarà in Myanmar dal 27 al 30 novembre, per la precisione nella capitale Yangon e a Nay Pyi Taw, per poi spostarsi a Dacca nel Bangladesh dove resterà fino al 2 dicembre, quando farà ritorno in Vaticano.


«Il Papa compie il viaggio in Myanmar come messaggero di pace, per sostenere i cristiani e lanciare un appello universale di riconciliazione – ha sottolineato in un’intervista a <+CORSIVOA>Radio Vaticana<+TONDOA> don Dario Paviša, segretario della nunziatura apostolica in Myanmar. «Viene come un pastore che visita il suo gregge» ha spiegato il presidente della Conferenza episcopale, il vescovo Felix Lian Khen Thang aggiungendo che nel Paese sono presenti molte tradizioni religiose, il buddismo, l’induismo, l’islam, il cristianesimo. Se si vuole che lavorino insieme nella comprensione e nel rispetto reciproco, deve essere ricercata la pace».

Quella di Bergoglio sarà la prima visita di un Papa in Myanmar. «Una novità – ha precisato don Paviša – non solo per la Chiesa cattolica, ma anche per il governo e tutto il popolo, che ha tanto bisogno di “pace e di amore”. Anche i vescovi, durante l’annuncio ufficiale, hanno pubblicato un messaggio, indirizzato non solo ai cattolici ma anche a tutta la società e al popolo birmano, nel quale hanno affermato che il Papa verrà come messaggero di pace, per incoraggiare i cristiani, ma anche per cercare di dare un messaggio universale per la riconciliazione tra i diversi gruppi etnici».

Proprio il tema della vicinanza alle minoranze religiose sarà una fondamentale chiave di lettura della visita. In Myanmar infatti su 50 milioni di abitanti, i cattolici sono circa 600mila (poco più dell’1%), in Bangladesh, su una popolazione di 160 milioni di persone, sono meno di 400mila (circa lo 0,3%). In entrambi i Paesi tuttavia, malgrado il numero esiguo, la comunità cattolica sta dando un contributo decisivo allo sviluppo, contribuendo anche al difficile cammino di riconciliazione. E questo malgrado la criminale arroganza terroristica nella realtà pachistana e le guerriglie interetniche nell’ex Birmania. «La popolazione è già pronta – ha detto ad AsiaNews il cardinale Patrick D’Rozario, arcivescovo di Dacca, la capitale –. Attendevamo da tempo la notizia. Papa Francesco sarà accolto da tutti, non solo dai cristiani, ma anche dai musulmani e dagli indù. Questo perché il Bangladesh possiede un’enorme ricchezza culturale e la nostra presenza, in quanto cattolici, è accettata da tutti».

Sul tema della difesa delle minoranze religiose la voce del Papa è risuonata anche domenica scorsa, all’Angelus, con un forte appello a fermare le persecuzioni contro i «nostri fratelli rohingya». «Vorrei esprimere tutta la mia vicinanza – ha detto il Pontefice –. E tutti noi – ha aggiunto invitando alla preghiera – chiediamo al Signore di salvarli e suscitare uomini e donne di buona volontà in loro aiuto, che diano loro i pieni diritti». Come noto quella dei Rohingya (lo spieghiamo in questa stessa pagina) è un minoranza di religione islamica, presente soprattutto in Myanmar ma anche in Bangladesh. Arabia Saudita e in misura più ridotta in Pakistan, Thailandia e Malaysia.

Pochi dubbi sul fatto che il Papa tornerà sulla loro condizione durante la visita di fine anno. A questo proposito, come già detto Francesco sarà il primo Papa a recarsi in Myanmar. Sarà invece la terza volta di un Pontefice in Bangladesh, dopo Paolo VI nel 1970 e Giovanni Paolo II nel 1986. Visita, quest’ultima, durante la quale Wojtyla incontrò una delegazione della Chiesa birmana.


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