domenica 19 aprile 2020
Nella festa voluta 20 anni fa da san Giovanni Paolo II, che canonizzò nello stesso giorno suor Faustina Kowalska, il Pontefice ha celebrato la Messa nel Santuario di Santo Spirito in Sassia a Roma
Il Papa celebra la Messa al Santuario di Santo Spirito in Sassia

Il Papa celebra la Messa al Santuario di Santo Spirito in Sassia - Ansa

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«Quel che sta accadendo ci scuota dentro: è tempo di rimuovere le disuguaglianze, di risanare l’ingiustizia che mina alla radice la salute dell’intera umanità!». Queste le parole di papa Francesco nella domenica della Divina Misericordia celebrata a Santo Spirito in Sassia. Nel ventesimo anniversario dell’istituzione della Domenica della Divina Misericordia e della canonizzazione di Suor Faustina Kowalska, il Papa, in forma privata ha voluto celebrare la messa proprio in questa chiesa che per volere di san Giovanni Paolo II è diventata santuario della misericordia. E nell’omelia, ricordando come in questa festività «l’annuncio più bello giunge attraverso il discepolo Tommaso», che aspettato da Cristo risorto ha mostrato come «la misericordia non abbandona chi rimane indietro».

Il Papa arriva al santuario di Santo Spirito in Sassia

Il Papa arriva al santuario di Santo Spirito in Sassia - Ansa

«Ma ora – ha detto papa Francesco in riferimento alle contingenze presenti – mentre pensiamo a una lenta e faticosa ripresa dalla pandemia, si insinua proprio questo pericolo: dimenticare chi è rimasto indietro. Il rischio è che ci colpisca un virus ancora peggiore, quello dell’egoismo indifferente». E questo spiega «si trasmette a partire dall’idea che la vita migliora se va meglio a me, che tutto andrà bene se andrà bene per me. Si parte da qui e si arriva a selezionare le persone, a scartare i poveri, a immolare chi sta indietro sull’altare del progresso. Questa pandemia ci ricorda però che non ci sono differenze e confini tra chi soffre. Siamo tutti fragili, tutti uguali, tutti preziosi». Per il Papa questo possiamo impararlo dalla comunità cristiana delle origini, descritta nel libro degli Atti degli Apostoli. Chi aveva ricevuto misericordia viveva con misericordia: «Tutti i credenti avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno» (At 2,44-45). Questa pertanto dice il papa «non è ideologia, è cristianesimo».

Il vescovo Josef Bart pulisce la strada in fronte al Santuario di Santo Spirito in Sassia

Il vescovo Josef Bart pulisce la strada in fronte al Santuario di Santo Spirito in Sassia - Ansa

In quella prima comunità cristiana, dopo la risurrezione di Gesù, uno solo era rimasto indietro e gli altri lo aspettarono. Ma oggi continua il Papa «sembra il contrario: una piccola parte dell’umanità è andata avanti, mentre la maggioranza è rimasta indietro. E ognuno potrebbe dire: “Sono problemi complessi, non sta a me prendermi cura dei bisognosi, altri devono pensarci!”». Citando il Diario di Santa Faustina, ricorda poi che «in un’anima sofferente dobbiamo vedere Gesù Crocifisso e non un parassita e un peso…» e che Cristo stesso ha detto che bisogna essere misericordiosi con tutti: «Con tutti: non pensiamo solo ai nostri interessi, agli interessi di parte. Cogliamo questa prova come un’opportunità per preparare il domani di tutti. Perché senza una visione d’insieme non ci sarà futuro per nessuno… E usiamo misericordia a chi è più debole: solo così ricostruiremo un mondo nuovo».

Dal santuario romano della Divina Misericordia papa Francesco ha recitato anche il Regina Caeli formulando un augurio speciale ai fratelli e alle sorelle delle Chiese d’oriente che oggi celebrano la festa di Pasqua. «La risposta dei cristiani nelle tempeste della vita e della storia non può che essere la misericordia – ha ripetuto il Papa – l’amore compassionevole tra di noi e verso tutti, specialmente verso chi soffre, chi fa più fatica, chi è abbandonato... Non pietismo, non assistenzialismo, ma compassione, che viene dal cuore». Pertanto ha detto: «La misericordia cristiana ispiri anche la giusta condivisione tra le nazioni e le loro istituzioni, per affrontare la crisi attuale in maniera solidale».


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