venerdì 20 aprile 2018
La lettera di Francesco agli alunni della scuola primaria di Pollenza (Macerata) che gli avevano inviato i disegni sul suo autista gesuita in Argentina. «Gesù non si stanca mai di perdonare»
I disegni dei bambini di Pollenza su fratel Mura, autista di Bergoglio, inviati a papa Francesco

I disegni dei bambini di Pollenza su fratel Mura, autista di Bergoglio, inviati a papa Francesco

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«Cari bambini...». Inizia con queste parole la lettera a sorpresa che papa Francesco ha indirizzato agli alunni della quarta A e B della scuola primaria “Anna Frank” di Pollenza, Comune di 6mila abitanti in provincia di Macerata. Una lettera che è la risposta a un regalo che i ragazzi marchigiani, prossimi alla Prima Comunione, hanno inviato al Pontefice: una serie di disegni sulla vita di fratel Salvador Angel Mura, autista di Bergoglio fra il 1975 e il 1979 quando il futuro Papa era provinciale dei gesuiti d’Argentina. Perché grazie all’insegnante Elisabetta Nardi, nell’ora di religione che li ha guidati a ricevere per la prima volta l’Eucaristia, i bambini hanno conosciuto «il grande legame di amicizia e di stima reciproca che intercorreva fra il Pontefice e il suo autista fratel Mura e, affascinati dal personaggio, hanno iniziato a disegnare la sua storia e hanno realizzato una biografia per immagini insieme con un grande circuito stradale che collega tutti i momenti salienti della vita di questo umile gesuita», racconta l’insegnante in una sua testimonianza pubblicata dal sito emmetv.it.

Ed ecco la risposta del Papa che ringrazia gli alunni per i loro schizzi sul «mio prezioso amico fratel Salvador Angel Mura», scrive Bergoglio. E spiega: «Il tempo della scuola è tanto bello se serve a imparare l’amicizia, a diventare generosi nel donare senza chiedere nulla in cambio, come ha vissuto fratel Salvador», scomparso lo scorso dicembre. Quindi una confidenza: «Porto nel cuore il ricordo della sua vicinanza, del suo esempio che infondeva tanta fiducia. È molto importante anche per voi custodire il ricordo delle persone che vi danno il buon esempio nel testimoniare la gioia del Vangelo».


Francesco pone l’accento sulla Prima Comunione che i ragazzi faranno il 13 maggio. «Non nella splendida chiesa di San Biagio, ma in un anonimo stanzone dell’oratorio intitolato al “Cardinale Cento”, unico luogo rimasto indenne a causa del sisma del 2016», dice Elisabetta Nardi. «Ogni volta che facciamo la Comunione – scrive Francesco – assomigliamo di più a Gesù, ci trasformiamo di più in Gesù. La Comunione è tanto importante perché diventiamo ciò che riceviamo. Ma perché questo avvenga, dobbiamo spalancare il cuore al Signore chiedendo innanzitutto perdono». Quindi l’invito che più volte è tornato nel suo magistero. «Tutti abbiamo qualcosa da farci perdonare. Non dimenticate mai: Gesù perdona sempre e non si stanca di perdonare. Siamo noi a stancarci di chiedere perdono». Il Papa cita anche sant’Ambrogio che affermava: «Io che sbaglio sempre, devo sempre avere pronta la medicina». Aggiunge Bergoglio: «Ecco dunque il miracolo della Comunione: diventare come Gesù ci vuole». Infine un suggerimento ai ragazzi. «Quando passate accanto a una chiesa, entrate sempre a salutare Gesù presente nel Tabernacolo e, per favore, dite anche una preghiera per me».

Il religioso, deceduto il 2 dicembre 2017, era nato il 15 luglio 1933 a Buenos Aires da una famiglia di migranti originaria di Alghero in Sardegna. Il percorso in classe su fratel Mura è figlio del legame fra il gesuita e l’insegnante di Pollenza. «È stato un mio grande amico che mi ha accompagnato per i sentieri tortuosi della vita per ben 14 anni», fa sapere Elisabetta Nardi. Frequenti erano le telefonate, le visite, le preghiere reciproche. «All’incirca un paio di mesi prima che il Fratello salisse al cielo – racconta la docente – in una telefonata mi disse: “Elisabetta, vanno bene le telefonate, le visite, le preghiere, ma ci vogliono anche le caramelle!”. Questa frase, che è stata ben immortalata dai disegni dei bambini, mi ricordava così semplicemente che la carità è fatta di gesti concreti, di piccole attenzioni verso l’altro». Poi prosegue: «I bambini sono rimasti colpiti dalla fede incrollabile che fece fare al Fratello una scelta davvero controcorrente: abbandonare un lavoro sicuro, come quello presso la ditta che produceva macchine da scrivere, proprio mentre il direttore gli offriva un passaggio di livello e un aumento di stipendio, per seguire Gesù nella Compagnia. I bambini hanno realizzato dei disegni dove si vede il Fratello davanti ai tasti di una macchina da scrivere e poi il medesimo circondato dal logo della Compagnia».

“Siamo nelle mani di Dio” era la frase che il gesuita ripeteva nelle situazioni difficili. Un’espressione che «ha scatenato la fantasia degli alunni e nei loro disegni compaiono gigantesche mani celesti che escono dal cielo e sollevano l’auto del provinciale Bergoglio guidata dall’autista Mura», osserva l’insegnante. E rivela che, da quando l’arcivescovo di Buenos Aires è stato eletto al soglio pontificio, il religioso ha sempre accompagnato ogni viaggio papale chiuso nella sua cameretta, davanti alla tv, con il Rosario in mano. «E i bambini hanno rappresentato la scena in modo mirabile». Quindi la docente tiene a chiarire: «I bambini hanno perfettamente compreso il messaggio che la vita di fratel Mura trasmette: non importa nella vita quale mestiere uno faccia, impiegato, cameriere o autista, ma ciò che è importante è farlo bene, per il bene degli altri e da ciò deriva anche un bene per se stessi».

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