mercoledì 20 dicembre 2023
Nei saluti Francesco ricorda l'impegno della ong a favore di chi fugge dalla schiavitù dell'Africa. La preghiera per le sofferenze di Palestina, Israele e Ucraina. Il presepe Vangelo domestico
Il Papa assieme agli operatori di Mediterranea Saving Humans al termine dell'udienza generale

Il Papa assieme agli operatori di Mediterranea Saving Humans al termine dell'udienza generale - Ansa

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Mediterranea Saving Humans «va in mare a salvare i poveretti che fuggono dalla schiavitù dell’Africa. Fanno un bel lavoro questi, salvano tanta gente»: con queste parole papa Francesco al termine dell'udienza generale del mercoledì ha voluto esprimere il proprio apprezzamento per il lavoro della ong, finita di recente al centro di un acceso dibattito.

Un pensiero al quale il Papa ha subito affiancato la preghiera per «i popoli che soffrono il male della guerra. Le guerre sempre sono una sconfitta - ha aggiunto Francesco -. Non dimentichiamo questo. Una sconfitta. Soltanto guadagnano i fabbricanti di armi. Per favore, pensiamo alla Palestina, a Israele. Pensiamo all’Ucraina - c’è presente il signor ambasciatore, qui - l’Ucraina martoriata, che soffre tanto. E pensiamo ai bambini in guerra, le cose che vedono. Andiamo al presepe e chiediamo a Gesù la pace. Lui è il principe della pace».

E durante la catechesi, svoltasi in Aula Paolo VI, il Pontefice si è soffermato sul presepe di Greccio, la prima natività realizzata da san Francesco esattamente 800 anni fa, nel 1223. «Francesco non vuole realizzare una bella opera d’arte, ma suscitare, attraverso il presepe, lo stupore per l’estrema umiltà del Signore, per i disagi che ha patito, per amore nostro, nella povera grotta di Betlemme», ha notato il Papa, invitando allo stupore davanti alla rappresentazione della natività. «Davanti al mistero dell’incarnazione del Verbo, davanti alla nascita di Gesù, ci vuole questo atteggiamento religioso dello stupore - ha detto il Pontefice -. Se io davanti ai misteri non arrivo a questo stupore, la mia fede è semplicemente superficiale; una fede “da informatica”».

Una caratteristica del presepe, ha poi proseguito il Papa, «è che nasce come scuola di sobrietà. E questo ha molto da dire a noi. Oggi, infatti, il rischio di smarrire ciò che conta nella vita è grande e paradossalmente aumenta proprio sotto Natale – si cambia la mentalità di Natale -: immersi in un consumismo che ne corrode il significato».

Il presepe, invece, «nasce per riportarci a ciò che conta: a Dio che viene ad abitare in mezzo a noi. Per questo è importante guardare il presepe, perché ci aiuta a capire quello che conta e anche le relazioni sociali di Gesù in quel momento, la famiglia Giuseppe e Maria, e le persone care, i pastori. Le persone prima delle cose - ha sottolineato il Papa -. E tante volte noi mettiamo le cose prima delle persone. Questo non funziona. Ma il presepe di Greccio, oltre che quella sobrietà che fa vedere, parla anche di gioia, perché la gioia è una cosa differente dal divertimento. Ma divertirsi non è una cosa cattiva se si fa sulle strade buone; non è una cosa cattiva, è una cosa umana. Ma la gioia è più profonda ancora, più umana».

Il presepe, ha quindi concluso papa Francesco, è «come un piccolo pozzo dal quale attingere la vicinanza di Dio, sorgente della speranza e della gioia. Il presepe è come un Vangelo vivo, un Vangelo domestico».

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