mercoledì 22 settembre 2021
Francesco ha incontrato prima dell'udienza generale una quindicina di persone, tra cui sette bambini, che gli hanno raccontato dell'angoscia per l'incertezza vissuta dopo il ritorno dei taleban
L’abbraccio del Papa a un gruppo di famiglie fuggite da Kabul

Osservatore Romano

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Prima dell'udienza generale, papa Francesco ha avuto un incontro commuovente con tre famiglie cristiane afghane arrivate in Italia, nelle scorse settimane. Davanti al Papa erano in 14, 6 uomini, 8 donne e 7 minori, tutti fuggiti dal regime taleban di Kabul.
A riportare la notizia è stato il quotidiano della Santa Sede, l'Osservatore Romano che ha dedicato la sua copertina dell'edizione odierna alla storie di queste famiglie.

Una delle donne afghane, Pary Gul, di 57 anni, si è presentata davanti a papa Francesco, donandogli il suo anello, nel ricordo del marito «inghiottito» dal terrore talebano, e la veste «che racconta una vita di sofferenze». Il Papa ha accolto il dono dell'anello ma a una condizione: che sia Pary Gul a custodirlo come pegno di amicizia e segno di speranza. Con la donna c'erano le sue tre figlie, Adila, Robina e Setara, e del figlio Nasim. Hanno tra i 25 e i 14 anni. Sono state le ragazze, con sos lanciati attraverso gli smartphone, a riuscire a organizzare la fuga da Kabul. Per poi raggiungere finalmente le loro nuove case nel Bergamasco.
La rete solidale è stata coordinata dallo scrittore Alì Ehsani, fuggito anni fa da Kabul con il fratello che, però, non è sopravvissuto ai cinque anni di viaggio. E dalla fondazione Meet Human che si è adoperata per la sicurezze delle tre famiglie, cristiane.

I sette bambini si sono presentati all'incontro con Francesco con un disegno fatto appositamente per il Papa. Il più piccolo, Eliyas, ha appena un anno ed è stato ricoverato di urgenza, al suo arrivo in Italia, per risolvere un'infezione. Ora sta bene.

Osservatore Romano

La storia che le tre famiglie hanno presentato al Papa è impressionante per la crudezza. Il fatto di essere cristiani ha provocato una denuncia nei loro confronti appena i taleban sono entrati a Kabul. «Mio marito è stato prima licenziato e poi arrestato, e non abbiamo più notizie di lui» ha raccontato ancora Pary Gul, che di cognome fa Hasan Zada. «Siamo rimasti in cantina chiusi per quattro giorni e quattro notti per paura di essere arrestati tutti, probabilmente qualcuno ci ha denunciati perché cristiani» ha spiegato la donna.


«Siamo rimasti in cantina chiusi per quattro giorni e quattro notti per paura di essere arrestati tutti, probabilmente qualcuno ci ha denunciati perché cristiani»

​Anche Gholam Abbas e sua moglie Fatima, entrambi 32 anni, sono riusciti a lasciare Kabul con i figli Safa Marwah (9 anni) e Muhammad Yousouf (4 anni). Con loro anche Zamin Ali (35 anni) e Seema Gul (34 anni) con i figli Maryam (11 anni), Ali Reza (8) e, appunto, il piccolo Eliyas.

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