Vita e pensieri di un povero manager che non s'arrende agli «idoli mai sazi»
mercoledì 15 marzo 2017

Gentile direttore,

sono un povero (mi creda...) manager di multinazionale e vorrei far arrivare al professor Bruni il mio grazie. Davvero un grazie di cuore per la visione alternativa della vita e dell’economia che propone con i suoi articoli domenicali della serie “Sul confine e oltre” e per come sa dare consapevolezza al frequente e crescente disagio, purtroppo senza risposte, che si prova nel lavorare in una organizzazione globale dove la sete di autenticità è sacrificata sull’altare della performance a ogni costo per cui si agisce con modalità patinate, ma di fatto neo-schiavizzanti, e mitigate (o anestetizzate?) da benefit (“gratuiti”): fisioterapista, palestra, wellness, borse studio e gadget per i figli... Cibonutrimento- idoli, come scrive Bruni. La faccio sorridere: proprio oggi ho avuto una “animata” discussione con un dirigente europeo della mia azienda che si ostina a fissare conferenze telefoniche con molti partecipanti di vari Paesi esattamente nell’ora di pausa-pranzo. Perché, spiega, «così metto d’accordo fusi orari diversi e trovo l’agenda delle persone libera... e non hanno scuse per non partecipare!» (sic!). Ha ragione Bruni: l’idolo è vorace e vuole tutto, si nutre anche della nostra micro socialitàamicalità insita nel pranzare insieme e dare concretezza relazionale almeno “all’ora d’aria”. Ai miei tre figli cerco di dirle queste cose... Un caro saluto al professor Bruni. A lei e a tutti i suoi colleghi auguro un lavoro davvero buono.

lettera firmata

Stavolta, gentile amico, sono io che ho deciso autonomamente di non firmare col suo nome e cognome la lettera che ha inviato. Perché lei non mi ha chiesto la pubblicazione di queste sue parole, che tuttavia meritano di essere lette da tanti. Non intendo, però, crearle alcun tipo di problema in azienda. Spero fortemente, infatti, nonostante le «non risposte» che dice di aver raccolto sinora, che il suo «lavoro buono», la sua competenza e i doni di cui è capace la portino a responsabilità ancora più grandi, mettendola in condizione di umanizzare la multinazionale che si avvale della sua professionalità e, così, di far vivere in altro modo il tempo del lavoro anche a coloro che operano al suo fianco. Sono convinto che la giusta direzione e la giusta misura dell’impegno professionale e imprenditoriale che Luigino Bruni indica in modo così lucido e coinvolgente nei suoi articoli possano rappresentare un’alternativa valida a un’economia che, in molti modi, «uccide». E, a costo di passare per sognatore, penso davvero che possa portare anche in contesti come quello che lei vive, a convertire – e qui cito di nuovo un’espressione di papa Francesco che trovo di fulminea efficacia – realtà «multinazionali non universali» in realtà in grado di comporre in armonia (che si nutre di rispetto ed è condizione di universalità) differenze, interessi e anche competizioni. Grazie e auguri a lei, alla sua famiglia e ai suoi (fortunati) colleghi e collaboratori.

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