Tra Bene e Male gli eroi di «Dunkirk» sfidano l’inferno
mercoledì 6 settembre 2017

Passa per un film di guerra, e infatti parla di guerra, di una grande operazione di guerra, la ritirata da Dunquerque dell’armata di 400mila soldati inviati dalla Gran Bretagna nel 1940 a contrastare l’occupazione tedesca della Francia, ma non è la storia di una battaglia, non è uno scontro di eserciti: è la storia dell’uscita da una trappola, la storia di un salvataggio. Prima che il film cominci, il salvataggio vien chiamato 'miracolo'.

Dunque, è la storia di un miracolo. Il miracolo invocato è la salvezza di almeno 30mila uomini. Il miracolo che si verifica è la salvezza di oltre 300mila uomini. Dunque, il film racconta un miracolo dieci volte superiore alle preghiere. Il film è Dunkirk, e gira per i cinema in questi giorni. L’idea di miracolo rimanda a forze super-umane, al di sopra della storia. Anche Dunkirk. Se sta sopra la storia, non deve usare categorie storiche. E infatti non le usa. Non parla mai di lotta tra inglesi e tedeschi. I tedeschi non sono mai chiamati così.

Mai nessuno dice: 'Là ci sono i tedeschi'. Si dice sempre: 'Là c’è il nemico'. È così potente il nemico, così onnipresente, così invisibile, così cattivo, così bramoso della nostra morte, che dovremmo scrivere Nemico, maiuscolo. Questa è una ritirata dell’umanità dalle grinfie del Nemico. Il Nemico vuole una sola cosa: ammazzarci tutti. Perciò la nostra vittoria è sopravvivere. Se sopravviviamo, abbiamo tutto. «Non abbiamo mai vinto il nemico, siamo soltanto sopravvissuti», dice un protagonista alla fine. Gli rispondono: «E ti par poco?». In questa idea che sopravvivere significa vincere c’è un’altra idea, che tu sei il Bene e il Nemico è il Male: per salvare il Bene devi salvarti. In questa idea c’è un nucleo mistico: se non fai di tutto per salvarti, tradisci il Bene. Non sei colpevole soltanto verso di te, ma verso tutti. Non mi meraviglia, quando vedo questi film, il coraggio dei 'Nostri': combattono e muoiono per il Bene, è logico che siano disposti a morire.

Mi meraviglia il coraggio del Nemico: lui combatte dalla parte sbagliata, come può sprecare la vita? Mi ha colpito come una sberla questo dialogo che sta in un romanzo di Pratolini: «Ho visto combattere i russi, sono leoni», «Ma io ho visto i tedeschi, sono draghi». Come possono combattere come draghi, i combattenti del Male? Semplice: scambiano il Male per il Bene. In Dunkirk non si vede mai un soldato del Male, ma se si vedesse, e fosse inquadrato in primo piano, e l’inquadratura andasse sulla fibbia della cintura, sulla fibbia si leggerebbero le parole Gott mit uns, Dio è con noi. Dio, cioè la Giustizia, il Diritto, il Bene. Se lo dicevano da se stessi, naturalmente.

A Parigi, il Museo dell’Esercito è anche un Museo della Resistenza, e qui ci sono centomila slogan della Resistenza, con noi sta la libertà, con noi sta l’indipendenza, con noi sta la Patria..., ma in fondo c’è una divisa della Wehrmacht, poggiata sul pavimento di una vetrina, e si vede la cintura, ma rovesciata: non si legge il Gott mit uns. Ho protestato con la guardiana, l’ho pregata di raddrizzare la cintura, m’ha promesso che l’avrebbe fatto. Se voi oggi visitando quel museo potete leggere quelle parole, siatemi grati.

In Dunkirk il Nemico vuol uccidere più che può, i Nostri vogliono salvare più che possono. Per salvarli bisogna imbarcarli e portarli via. Quindi è questione di barche e di spazio. Fare il bene è questione di mezzi: fare più bene è meglio che farne meno, salvare molti è meglio che salvarne pochi. Impariamo così che imbarcare un ferito in barella costa tanto spazio come imbarcare sette uomini dritti in piedi. Non è crudeltà, è matematica. Gli aerei nemici vengono e tornano a mitragliare le navi cariche, anche quelle della Croce Rossa, perché i feriti non scappano, è più facile colpirli, e colpirli è il tuo bene, più ne colpisci più bene fai. È l’Inferno. Dunkirk è la traversata dell’Inferno. E l’Inferno finisce quando appaiono le Bianche Scogliere.

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