domenica 13 novembre 2011
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Gentile direttore,
vedo che diversi quotidiani e notiziari radio– televisivi sostengono che tra i probabili membri del governo “tecnico” che dovrebbe essere guidato da Mario Monti potrebbe figurare Umberto Veronesi.
Conosco e apprezzo sinceramente Umberto Veronesi, ma non riesco a vederlo come un “tecnico”, non solo per la sua pregressa e incisiva attività di ministro (nel governo Amato) e di senatore della Repubblica del Partito democratico, ma anche e soprattutto per le sue numerose esplicite prese di posizione bioetiche. Con estrema chiarezza (in Italia un vero e proprio merito, di cui è doveroso dargli atto) e anche con sobrietà (tranne nel caso in cui, con un’ incredibile caduta di stile, qualificò come «morti viventi» i pazienti in stato vegetativo persistente) Veronesi ha sempre difeso tesi e prospettive biopoliticamente ben poco “tecniche”, anzi molto “forti”, divenendo, da ultimo, caloroso sostenitore dei “testamenti biologici”, intesi non come dichiarazioni anticipate di trattamento, ma come vere e proprie “direttive”, vincolanti per i medici, anche se dalla loro applicazione dovesse derivare la morte del paziente.
Non mi sembra quindi che sia possibile qualificare l’eventuale presenza di Veronesi in un governo come una presenza “tecnica”, tanto più che ancora si attende dal Parlamento l’approvazione definitiva della legge sul “fine vita”, che è stata pensata e voluta dai suoi fautori in una linea biopolitica lontanissima, anzi francamente opposta alla sua.
Non vorrei che un governo ampiamente auspicato da tanti italiani per far uscire il nostro Paese dalla crisi finanziaria che lo attanaglia e che dovrà operare in modo assolutamente cristallino si trasformasse subdolamente in un esecutivo capace di incidere in materie, come quelle bioetiche, che dalle questioni “finanziarie” sono lontanissime.
Francesco D’Agostino
Presidente onorario del Comitato nazionale per la bioetica
 
Certe ipotesi sembrano scherzi. E non è proprio tempo di scherzare. Trovo perciò ineccepibile il suo ragionamento, caro professore, e penso che sia di una tale coerenza logica da poter essere compreso da chiunque. Gli elementi di cui dispongo mi inducono, comunque, a ritenere che l’operazione tesa a stemperare come “tecnica” l’ipotesi di un ritorno di Umberto Veronesi – oncologo illustre e politico portatore di visioni scioccanti (ne potrei ricordare diverse oltre a quella da lei citata…) – alla guida del ministero della Salute è stato più il frutto mediatico di un “desiderio” di taluni ambienti ben individuati e motivati che una prospettiva davvero considerata da chi sta responsabilmente valutando la migliore e più pacificante risposta alla crisi che ci incalza. E meno male.
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