sabato 9 marzo 2013
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Si avvicinano i giorni del Conclave nei quali bisognerà ricostruire il collegio apostolico e dare un successore a Benedetto XVI. È un tempo di preghiera e di conversione che si inserisce nel tempo propizio della Quaresima e dell’Anno della fede. Esso interessa tutta la Chiesa. Riguarda anzitutto il capo del corpo mistico, Gesù, e il suo Santo Spirito. Secondo gli Atti degli Apostoli, dovendo eleggere il successore di Giuda nel collegio apostolico, la comunità delle origini guidata da Pietro si riunì, pregò e poi gettò la sorte. La modalità piuttosto sorprendente con la quale venne scelto l’apostolo Mattia vuole sottolineare il fatto che è primariamente lo Spirito del Signore Risorto a scegliere. È lo Spirito che sceglie il successore di Pietro, chiamato a presiedere il collegio apostolico. Così avviene in questi giorni e la preghiera, non le rivendicazioni, è il modo migliore per partecipare all’evento.Secondo antica tradizione gli elettori sono i cardinali i quali nella loro dignità partecipano già, secondo i compiti loro attribuiti dal papa, all’incarico sempre più gravoso del successore di Pietro. Più di ogni altro essi sono chiamati alla preghiera e alla comunione, alla condivisione della responsabilità per il servizio petrino all’unità della Chiesa. Vi sono poi i vescovi che a loro volta fanno parte del collegio apostolico e come tali sono responsabili dell’annuncio del Vangelo a tutti gli uomini. Proprio il teologo Ratzinger contribuì come esperto al Vaticano II alla definizione della sacramentalità dell’ordinazione episcopale. Opportunamente venne stabilita la distinzione tra sacramento e giurisdizione. Il primo introduce nel collegio apostolico che ha responsabilità per l’intera Chiesa. La potestà di giurisdizione, invece, è affidata primariamente al successore di Pietro il quale attribuisce ai singoli vescovi la cura specifica di quella porzione di popolo di Dio presente in una diocesi.Solo in comunione di affettuosa obbedienza al nuovo pontefice i vescovi e i loro presbiteri possono svolgere al meglio il loro ministero. Vi sono poi i religiosi che fanno professione di seguire il Signore con tutte le loro forze. Essi non possono non sentirsi vicini a chi, chiamato a un amore più grande, sarà presto cinto da altri, sottoposto ad un peso quasi insostenibile e avviato verso il calvario (Giovanni 21). L’invito è rivolto in particolare ai religiosi di vita contemplativa. Come la Madre del Signore e l’apostolo Giovanni essi sono chiamati a restare accanto a Pietro che anche per loro viene esposto al mondo.Da ultimo i fedeli. Nella scala gerarchica essi sono all’ultimo posto che nell’ottica cristiana è il primo. Per loro il pastore annuncia la parola, dispensa il perdono e trasforma il pane e il vino nel corpo con il quale Gesù è presente e vivo nella sua Chiesa. Essi devono chiedere al Signore un pastore che sappia intercedere per gli uomini, essere loro vicino perché possa dispensare la parola, testimoniare la gioia della fede e guidare la barca di Pietro nelle tormente del tempo. Da ultimo ci sono i molti per i quali Cristo ha dato la propria vita. Sono invitati ad accogliere il nuovo pastore non secondo il sospetto e il pregiudizio, ma con la simpatia dovuta a chi anche a loro offre il proprio ministero di annuncio e testimonianza.
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