giovedì 29 maggio 2014
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Come prende l’avvio un sistema totalitario? Dov’è la sua radice segreta? Non solo nella polizia, nel regime dell’unico partito, con il padre della nazione che accarezza i bambini e ne uccide i genitori. La sua fonte si cela nella scelta mirata del nemico da smascherare e da demonizzare. Ricordiamo le grandi rivoluzioni del secolo scorso, quella bolscevica o quella nazista; prima di battere la strada della futura gloria, si voleva abbattere gli spettri esecrabili del passato. Adesso il mostro che ha scatenato la crisi russa-ucraina, sfiorando la guerra, sarebbe il nazismo il cui immancabile spauracchio troverebbe una nuova residenza a Kiev. Non affermerei che si tratti di un nemico immaginario, ma ridurre tutta la nazione – che cerca una propria identità sotto la bandiera giallo-azzurra – al nazismo di vecchio stampo è come identificare le centinaia di migliaia di badanti che prestano un lavoro umile e faticoso (a volte, davvero cristiano) nelle famiglie italiane con qualche mafioso dell’Europa dell’Est che intrattiene le proprie sporche faccende in Italia (ciò che è stato confermato dalle elezioni presidenziali; due cosiddetti “fascisti” e un comunista hanno ricevuto circa 1% dei voti per ciascuno). Certo, il vento della guerra civile fa salire dal bassofondo della società i criminali di ambedue le parti ed ognuna di esse punta il dito sui crimini dell’altra parte, senza porre attenzione ai propri.I problemi dei russofoni, spesso molto più gravi che in Ucraina, esistono in tutte le ex-repubbliche dell’Urss, soprattutto nell’Asia centrale. Il fresco governo ucraino li ha aggravati con la legge che imponeva la sola lingua ucraina su tutto il territorio del Paese (legge cancellata, d’altronde, due giorni dopo l’adozione). Così Kiev ha riacceso un pericoloso fuoco e ha ricevuto subito il titolo di “giunta fascista”, il nome più micidiale, divenuto quasi ufficiale nella Russia d’oggi. Bisogna misurare bene il peso di questa parola nell’ex-Urss, dove non c’è neanche una famiglia senza un nonno caduto nella guerra del 1941-1945. Ma non c’è nemmeno una casa (io non l’ho mai vista) in cui almeno un parente non è stato toccato dalle purghe e repressioni. Queste due memorie restano, però, separate. Se la seconda viene ammessa ufficialmente, lo è in maniera molto smorzata, emarginata; è sospettata (e non senza motivi) d’essere la causa del crollo dell’impero sovietico. Invece la prima memoria, relativa alla Guerra Patriottica, viene orchestrata con la massima ostentazione e con una solennità liturgica militare che va crescendo d’anno in anno. La Vittoria fa parte dell’ideologia da costruire, come anche del male assoluto da schiacciare e guai a chi ne può restare macchiato! La guerra tra la Russia e l’Ucraina, impensabile qualche mese fa, oggi – dal punto di vista ideologico e mentale – ha già trovato la sua eventuale giustificazione.Così, il bene incarnato, scrutando il suo contrario, assume tratti simili. Quest’incarnazione della giusta causa e del male personalizzato ha un suo fascino manicheo perfino fuori delle frontiere russe. Anche in Italia, tra i tanti Paesi. Gli occhi fissati sul male designato dal totalitarismo nascente non vedono né il partito unico rinnovato, (gli altri partiti servono da decorazione), né il nazionalismo sfrenato (sotto la pelle del sacro patriottismo), né il potere assoluto di un solo uomo, né le masse ipnotizzate (oggi l’ipnosi si chiama: “La Crimea è nostra!”), né l’opposizione ridotta a polvere, né i tribunali fedeli al Capo come soldatini ubbidienti, né l’educazione e la sanità mangiate dalle spese militari e dalla corruzione globale, né la censura che somiglia sempre più ad una piovra. La virtù che trionfa sa come manovrare, curare e far ingrandire il proprio nemico. Quello del nazismo – eternamente vivo –, quello dell’America – onnipresente –, quello dell’Occidente – ipocrita –, quello dell’amore per la patria – sbagliata…
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