sabato 5 luglio 2014
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L’esempio di una coppia, l’esperienza di una famiglia Nell’Anno internazionale della famiglia in corso, questo giornale si sta impegnando a denunciare una crisi che in Italia sembra portare all’agonia del matrimonio e al suicidio della società italiana. Ben pochi si accorgono che una delle radici di questa crisi sta proprio nella legge sul divorzio, confermata col referendum di quarant’anni fa, e in quella sull’aborto, che passò lo stesso esame referendario nel 1981. In sintesi, oggi l’Italia manca di bambini: ogni anno le morti superano di circa 120mila unità le nascite, una cifra assai vicina a quella degli aborti (106mila nel 2012), mentre l’anno scorso per la prima volta sono calate le nascite anche tra gli stranieri residenti. La nostra è una società 'liquida', precaria, instabile, con molti giovani privi di punti di riferimento. E la legge sul divorzio è una delle principali cause del pessimismo e della mancanza di speranza che affligge gli italiani. Leggo con tristezza di altre leggi, in arrivo o già vigenti, che affosseranno ancor più la famiglia naturale riconosciuta dalla Costituzione: divorzio breve, similmatrimonio fra persone gay, fecondazione artificiale eterologa... (Un segnale confortante viene dalla ribadita volontà del ministro della Salute Lorenzin di lanciare un piano nazionale per la fertilità, già annunciato ad  Avvenire  e ribadito l’altro ieri.) Lasciatemi dire che ho sperimentato la bellezza, la forza e la tenerezza di una vera famiglia cristiana, nella quale i genitori Rosetta e Giovanni (avviati alla santità) sono stati la luce, i modelli, l’ispirazione per noi loro figli e oggi lo sono per tanti altri, attraverso il bollettino che pubblica l’arcidiocesi di Vercelli. A Tronzano ( Vercelli) eravamo una famiglia di condizioni medio-basse, durante la guerra si faceva la fame, la mamma era morta di parto con due gemelli nel 1934, il papà disperso nella guerra di Russia, ma l’unità e la solidarietà della nostra grande famiglia ci dava la gioia e la speranza per vivere con serenità la nostra adolescenza. La "buona notizia" che voglio dare è che tutto questo è possibile anche oggi. Il 9 maggio, in una cittadina in provincia di Milano, è nata Carolina Maria, l’ottava figlia di Davide e Marta nati nel 1977 e nel 1978, laureati nel 2001 e sposati nel 2002, che hanno fin dall’inizio deciso di prendere tutti i figli che Dio mandava. Eccoli: Benedetta (2003), Giuditta (2004), Maria Chiara (2006), Maddalena (2007), Miriam (2010), Cecilia (2011), Riccardo (2012) e Carolina di quasi due mesi. Credetemi: anche solo vedere la foto di questi genitori con le 7 bambine e un maschietto allarga il cuore e commuove. Ma allora, è ancora possibile, per vivere il Vangelo, andare contro corrente e avere molti figli fidandosi della Provvidenza! Com’è possibile? Hanno genitori ricchissimi? Elisabetta, mamma di Marta, dice: «Non hanno avuto veri  aiuti economici da nessuno, eccetto dai genitori che hanno dato loro una mano per l’acquisto della casa. E poi hanno imparato a usare bene i soldi ed educato i figli a una vita senza il superfluo, piena di gioia, di affetti e di amore vicendevole. Si sono fidati di Dio. Fanno parte di Comunione e Liberazione, dove hanno costruito una rete di amicizie che è un vero sostegno quotidiano». «Ci siamo sposati a 24 anni – racconta Marta – un anno dopo la laurea. Io ho insegnato sei anni poi ho smesso quando ho avuto la quarta bambina. Mio marito è giornalista e viviamo del suo stipendio. Quattro anni fa eravamo già in sette in un appartamento di 100 metri quadri quando sono rimasta incinta di Cecilia. Stringendo la cinghia e con un altro mutuo (ne abbiamo ancora per vent’anni), siamo riusciti a cambiare casa. Ora abbiamo 4 camere da letto, una cucina bella grande dove possiamo mangiare tutti insieme e una sala accogliente. Benedetta, Giuditta, Maria Chiara e Maddalena dormono insieme; Miriam con Cecilia, e Riccardo, per ora, è da solo, vedremo quando Carolina sarà più grande. Per il parto di Carolina ho avuto tante difficoltà e temevo di perderla. Abbiamo fatto una novena a Rosetta e Giovanni, e Carolina è nata bene, con un mese di anticipo. I nostri bambini hanno imparato presto a cavarsela da soli. I capricci li fanno anche loro (quando piangono tutti insieme vorrei scappare), bisticciano e se le suonano di santa ragione. Hanno imparato ad aiutare gli altri, e in casa ci danno una mano con le piccole cose. Non ci riteniamo diversi dagli altri». Papà Davide aggiunge che «le mie figlie danno spazio alla loro creatività, creano piccoli oggetti e impazziscono per la cucina, in pratica non stanno mai ferme. In questa famiglia praticamente tutta al femminile vogliamo che Riccardo abbia il suo spazio. Il papà lo farebbe giocare sempre a calcio...». Tanti gli chiedono come facciano a spostarsi tutti insieme. «Abbiamo comprato un pulmino da 9 posti – spiegano i due sposi – e quando ci muoviamo carichiamo veramente di tutto. In vacanza (ovviamente mai in albergo) ci fermano ogni due passi e ci fanno sempre le solite domande ('sono tutti vostri? come fate?') con osservazioni a volte fastidiose ('chissà quanto guadagnate... adesso vi fermate, vero?'). Forse di "diverso" da altre famiglie abbiamo una grande fede e un profondo amore l’uno per l’altro. E soprattutto sappiamo molto bene che non siamo altro che strumento della volontà di Dio. Il modo migliore per educare i figli è farne più di uno o due, almeno tre o quattro. Nella nostra famiglia c’è la gioia che è educativa del carattere. Abbiamo sempre pregato assieme. Se non si cerca la comunione con Dio non è possibile affrontare la vita e rimanere sereni e pieni di speranza anche nelle grandi difficoltà».
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