lunedì 8 settembre 2014
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Gli "assetati di giustizia" saranno sempre schierati dalla parte della verità. Purtroppo accade che verità e menzogna, giusto e ingiusto, legale e illegale a volte abbiano i confini incerti. Napoli, ancora una volta, vive una tragedia che le ferisce il cuore. Tutti ormai lo sanno: al Rione Traiano un giovane è stato ucciso da un carabiniere. Aveva solo 17 anni, Davide, qualcuno in più colui che ha impugnato la pistola. Davide era minorenne, il difensore dell’ordine pubblico poco più che maggiorenne. Due famiglie, in queste ore, sono nell’angoscia: quella del ragazzo morto e quella del giovane con la divisa. L’opinione pubblica, come è naturale, è divisa.Davide, in piena notte, a bordo di un motorino senza casco e con tre persone a bordo non si è fermato allo stop che gli ha intimato il carabiniere. Perché? Hanno qualcosa da nascondere quei tre? E se sì, che cosa? Uno dei tre, dicono i carabinieri, aveva il volto di un ricercato, latitante da mesi. Occorre decidere in fretta: meglio lasciarli andare e rinunciare al proprio dovere, oppure rincorrerli e farli desistere dal loro piano? Le forze dell’ordine optano per la seconda ipotesi. L’esito sarà fatale. Davide muore. Il colpo, si dirà, è partito inavvertitamente. A Cardito, pochi giorni prima, un altro rapinatore era stato ucciso dalle forze dell’ordine. Anche in quel caso, si disse, il colpo era partito involontariamente. La microcriminalità, lo abbiamo scritto tante volte, per la povera gente è più pericolosa e asfissiante del crimine organizzato. I piccoli delinquenti prendono di mira i pensionati all’uscita della posta, le donne con la borsa della spesa, le coppiette in cerca di intimità, i ragazzi con qualche soldo in tasca. Imbattersi in questi rapinatori, lascia il segno, a volte addirittura può essere fatale. Detto in parole povere e oneste: tanta brava gente vive nel terrore. Questo è il motivo per il quale, pur di arrivare a una soluzione  costoro accetterebbe anche il coprifuoco.Il problema, naturalmente, è più complesso di quanto sembra a prima vista. La maggior parte di questi scippatori, rapinatori, ladri ha in genere studiato poco e male; proviene dai cosiddetti quartieri a rischio; è fatta di disoccupati. Questi giovani sanno bene che, per una sorta di tacito accordo, nei loro quartieri, certe azioni visibilmente illegali sono accettate e tollerate. Si costruiscono edicole, si occupano suoli pubblici, si ristrutturano case popolari senza permessi e manomettendo addirittura le strutture portanti dei palazzi senza che le autorità costituite intervengono immediatamente e con pugno fermo. A lungo andare, questo stato di cose porta ad assumere una logica illogica, e distorta. Una mentalità che è poi difficile, se non proprio impossibile, sradicare. In quartieri come Rione Traiano, Salicelle, Parco Verde, Scampia…, mandare dei giovanissimi e volenterosi agenti con la pistola in pugno può essere pericoloso. Si può sbagliare - e si sbaglia - per i più diversi  motivi, non ultimo l’inesperienza e la paura. Ho detto la paura perché a un giovane di 22 anni, che ha scelto di indossare la divisa, non può essere negato questo diritto: il diritto di avere paura.Da queste situazioni angoscianti e complesse non ne verremo fuori se non aggredendo il problema alle radici. Occorre una volta per tutte chiedersi lucidamente, onestamente, cristianamente come fanno a sopravvivere migliaia di famiglie composte da disoccupati e a reddito zero. Se tanta gente non muore di fame, vuol dire che da qualche parte il pane arriva. Lo sanno tutti: Governo e Parlamento; Regione e Comuni. Allora? Allora, non si possono dare risposte blande a problemi seri. A chi chiede insistentemente l’acqua non si può continuare a offrire aceto. In certe zone è sconsigliabile mandare una sola volante. Può essere terribilmente pericoloso, quasi sempre è sbagliato. Davide è morto. Un suo quasi coetaneo lo ha ucciso. Sono certo che, quella notte, il suo ultimo pensiero era quello di ammazzare. Ma c’è ancora qualcosa su cui fermare l’attenzione. Un amico del povero Davide ha affermato: «La camorra protegge, lo Stato uccide». Parole che fanno più male di un pugno in faccia.Ricordo quando, l’anno scorso, a colloquio con il presidente Napolitano, gli riferii che in un corteo per la difesa del nostro territorio terribilmente inquinato e tradito avevo notato dei giovani che innalzavano un cartellone con su scritto: «La camorra ordina, lo Stato esegue». Vidi il Presidente socchiudere gli occhi e fare una smorfia di dolore e di disappunto. Gli dissi: «Presidente, dobbiamo a tutti i costi impedire alle nuove generazioni di ragionare in questo modo orribile. Ci possiamo riuscire. Ce la possiamo fare, ma a una sola condizione: facendoli sentire nel cuore dello Stato. Quando lo Stato è presente, attento e interessato, la camorra perde presa. Purtroppo - e da queste parti accade ancora molto spesso - quando lo Stato è un signore distinto ma lontano e senza volto, la camorra la fa da padrone».Davide è morto. Avrà 17 anni per sempre. Un giovane carabiniere lo ha ucciso. Li portiamo entrambi nel cuore.
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