martedì 28 settembre 2010
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Il Forum di sei grandi Associazioni di ispirazione cattolica ha deciso di scendere in campo oggi contro il disinteresse nei confronti della questione meridionale. Abbiamo scelto quattro grandi città "simbolo" (Napoli, Bari, Reggio Calabria e Palermo) per far sentire la nostra voce, smuovere le coscienze e indurre tutti ad assumersi le proprie responsabilità. Non è più tempo di promesse o di annunci populistici. Bisogna davvero rimboccarsi le maniche e darsi da fare per salvare il nostro Sud. È quasi un obbligo politico e morale di tutto il Paese adoperarsi, senza divisioni, per favorire lo sviluppo e la coesione sociale nel Mezzogiorno, attraverso un rinnovamento della classe dirigente, l’inclusione di giovani e donne nel mercato del lavoro, la lotta agli sprechi, alle ingiustizie e alle inefficienze, una concreta moralizzazione della vita pubblica.Noi diciamo che bisogna ripartire dai valori per il nuovo Mezzogiorno che vogliamo costruire. Questo è l’obiettivo che ci spinge a marciare insieme. Oggi più che mai serve un patto tra governo, Regioni, parti sociali, una terapia d’urto da utilizzare in investimenti, occupazione, infrastrutture. Occorre impiegare i 60 miliardi di euro resi disponibili per il quadriennio 2010-2013, ottimizzando la spesa aggiuntiva dei Fondi per le aree sottoutilizzate. Solo così si potrà verificare l’operato responsabile di tutti i soggetti, in base alle proprie competenze e attitudini, ad impegnarsi concretamente per una svolta nello sviluppo del Mezzogiorno. Tutti sanno, inutile negarlo, che il Sud, oggi soffre fortemente, più di qualsiasi altra area del Paese. Nel meridione la crisi ha prodotto povertà, disoccupazione, emarginazione sociale, difficoltà per imprese, lavoratori, famiglie. Le risposte delle istituzioni, dello Stato e degli enti locali, si sono dimostrate troppo lente e deboli, non adeguate ad arginare il duro impatto con la crisi e insufficienti a fornire stimoli per lo sviluppo. Il dibattito in corso sul futuro del Mezzogiorno continua così a disperdersi. Si discute astrattamente sulla inadeguatezza amministrativa centrale e locale, ma, nel concreto, nulla si fa per combattere con strumenti trasparenti le intromissioni della criminalità nella vita pubblica, la sciatteria, i ritardi e il malcostume di una certa classe dirigente che ha contribuito a dare fiato in questi anni alle frange politiche e culturali più antimeridionali del nostro Paese.Questo è il vero nodo da affrontare. Non possiamo più accettare che il rapporto tra Stato e Regioni sia solo di conflittualità, mentre il Sud ha bisogno di politiche coordinate. Le realtà di buona volontà devono saper collaborare tra loro attraverso un "patto di responsabilità" per far sì che si torni ad investire nelle regioni in cui persiste, purtroppo, il ricatto malavitoso, la corruzione e il clientelismo. L’antidoto alla mafia è solo lo sviluppo. Il lavoro deve arrivare insieme alla sicurezza. Non c’è un prima e un dopo. Anche il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha sottolineato come sia necessario abbandonare definitivamente la fase delle polemiche per imboccare rapidamente la strada dei fatti per il Mezzogiorno. Speriamo che il suo auspicio finalmente sia raccolto da una classe politica che parla d’altro e sa solo litigare. Il nostro intento è impegnarci per favorire il superamento del divario tra Nord e Sud, sostenendo la qualificazione della spesa e l’adozione di misure di vantaggio per la crescita economica e sociale. Si deve offrire alle regioni meridionali un piano di politica industriale che produca un vero sviluppo (e non solo assistenzialismo) attraverso fiscalità di vantaggio, incentivi alle imprese, flessibilità del lavoro (come abbiamo fatto a Pomigliano) e, soprattutto, il buon utilizzo dei fondi europei e nazionali destinati alle aree sottosviluppate. Questo è l’appello che Cisl, Confartigianato, Confcooperative, Mcl, Acli e Compagnia delle Opere lanceranno insieme oggi dalle quattro piazze del Sud che abbiamo collegato in simultanea. Noi faremo la nostra parte. Spetta ora alla classe politica e alle istituzioni saper raccogliere il senso della nostra proposta, per passare finalmente dalle parole ai fatti.
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