sabato 8 settembre 2012
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Avevamo salutato positivamente l’annuncio, fatto dal ministro dell’Istruzione Francesco Profumo un paio di settimane fa, dell’indizione di un nuovo concorso per l’insegnamento nelle scuole dei diversi ordini e gradi, dopo 13 anni dall’ultimo, bandito nel 1999. Basandoci sulle sue parole, avevamo evidenziato come fosse un bene che, in questo modo, si aprissero le porte della scuola a una nuova leva di docenti giovani, pur tenendo in dovuta considerazione i diritti acquisiti dai cosiddetti precari storici delle «graduatorie permanenti a esaurimento». Poi nei giorni successivi è stato uno stillicidio di notizie, informazioni, indiscrezioni, anticipazioni del bando concorsuale (che dovrebbe essere pubblicato il 24 settembre), alcune delle quali provenienti dallo stesso Profumo, che negli ultimi giorni ha rilasciato ampie interviste a diversi organi di stampa (tra i primi, a questo stesso giornale, in una conversazione del 28 agosto con Vincenzo R. Spagnolo), ma senza sciogliere i dubbi più pressanti sui requisiti previsti dal bando. Ecco ciò che è trapelato: in realtà, diversamente da quanto si era capito all’inizio, al concorso non potrebbero partecipare i giovani neolaureati, ma soltanto coloro che hanno conseguito il titolo di studio da più di un decennio o che comunque sono già in possesso dell’abilitazione all’insegnamento. Cioè gli stessi docenti già inseriti nelle graduatorie permanenti a esaurimento. Ad esempio – sintetizzando – per la scuola elementare, sembra che potrà iscriversi chi ha il diploma magistrale conseguito entro l’anno scolastico 2001-2002; per la scuola dell’infanzia, coloro che hanno conseguito il titolo al termine della scuola magistrale entro l’anno scolastico 2001-2002. Per medie e superiori, poi, potrebbero partecipare quanti hanno ottenuto il titolo di accesso all’insegnamento (per lo più la laurea) entro l’anno accademico 2001-2002 per i corsi quadriennali ed entro l’anno accademico 2002-2003 per quelli quinquennali. In altre parole, pare che potranno partecipare al concorso i diplomati e i laureati di dieci anni fa. Che sono in gran parte gli stessi "precari storici". Diplomati e laureati, cioè, che già lavorano da anni nella scuola come supplenti. Che nel frattempo, nella maggioranza dei casi di quelli che insegnano alle medie e alle superiori, si sono abilitati alle Ssis, le scuole di specializzazione per l’insegnamento secondario, i cui corsi, post lauream e di durata biennale, si sono tenuti tra il 1999 e il 2009, quando fu decisa la loro chiusura (da quest’anno sono state sostituite dal Tfa, il tirocinio formativo attivo, di durata annuale). Docenti che hanno, in media, un’età di 40 anni (e molti di loro sono ancora più anziani). In tal modo il concorso si risolverebbe nell’ennesimo ostacolo da superare, nell’ennesimo adempimento burocratico da compiere da parte di professionisti che sono già insegnanti a tutti gli effetti, quelli su cui si è retto in questi anni, in proporzione non trascurabile, il funzionamento della scuola italiana. Certo, il concorso consentirà ai migliori di loro, ai più preparati – o forse soltanto a quelli che accetteranno di essere esaminati per l’ennesima volta (ed è comprensibile che altri, invece, sfibrati e demotivati dall’attesa pluriennale, si rifiuteranno di sottoporsi a un’ulteriore prova, dopo le molte superate) – di abbreviare la permanenza in graduatoria e di entrare in ruolo a settembre del prossimo anno (i posti disponibili a quella data saranno per 11.892 docenti da reclutare tramite concorso, mentre altrettanti insegnanti verranno "pescati" dalle graduatorie permanenti). In questa ipotesi, però, dei giovani non c’è neppure l’ombra. Due appaiono le principali incoerenze. Per insegnare alla scuola materna ed elementare, era da anni che veniva richiesta la laurea. Ora si tornerebbe invece a maestri soltanto diplomati. Siamo sicuri che, in una società complessa come quella in cui viviamo, sia davvero una buona idea? Per medie e superiori un bando aperto a tutti i laureati, questo sì, servirebbe – come lei ha dichiarato – a ristabilire la normalità, dopo anni di blocco del reclutamento, di ciò che avveniva in passato, quando ti laureavi a 23 anni, a 24 facevi il concorso e a 25 avevi la cattedra. Ma se così non è, a cosa serve questo concorso? Il bando dovrebbe uscire il 24 settembre: c’è ancora qualche giorno per migliorarlo.
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