Un azzardo di ri-azzardo
martedì 16 giugno 2020

Stentiamo ancora a crederci, ma ci siamo dovuti arrendere all’evidenza. E a quanto abbiamo appreso dal Ministero della Salute. Nell’autorizzare la riapertura delle sale di slot machine, del bingo e degli sportelli di scommesse non è stato condotto un approfondimento specifico e puntuale da parte del Comitato tecnico scientifico che monitorizza la pandemia. In poche parole, non è stato accertato direttamente quanto potrebbe avvenire lì dentro. Eppure è proprio l’assetto fisico delle sale dell’azzardo, combinandosi con il particolare comportamento degli avventori, che fa nascere seri dubbi sulla sicurezza sanitaria.

Come è garantita l’applicabilità delle misure di distanziamento fisico? Quei locali possono diventare dei focolai di diffusione del virus? L’assetto delle strutture e il comportamento degli avventori – ed è purtroppo scontato che per primi vi accederanno quelli con patologia o "problematici" – porterebbero a concludere che sono gli ultimi ambienti ai quali consentire di riaprire mentre il coronavirus ancora circola. La progettazione di quelle strutture ha seguito criteri antitetici a quelli di precauzione antivirus.Esaminiamo allora i tre documenti ufficiali che trattano dell’azzardo in "sorveglianza sanitaria". Li leggiamo, facendone un raffronto. Il Decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) di giovedì scorso obbliga le Regioni a documentare preventivamente la «compatibilità» con il rischio nel territorio. Dunque, i presidenti regionali devono individuare «i protocolli o le linee guida» contro il contagio. Da notare che due giorni prima del Dpcm, la Conferenza delle Regioni (riunione del 9 giugno 2020) aveva alleggerito le restrizioni, emanando proprie "linee guida", nelle quali sono riportate prescrizioni generiche e a tratti ambigue. Si legge per esempio che «in caso di presenza di minori che necessitano di accompagnamento consentire l’accesso a un solo accompagnatore per bambino. Se possibile organizzare percorsi separati per l’entrata e per l’uscita». Minori? Ma si tratta di sale dell’azzardo (dove i minori non possono e non dovrebbero accedere) o di negozi di frutta e verdura o cartolibrerie? Il "copia-incolla" talvolta fa brutti scherzi, ma qui rivela una sconcertante superficialità.

Da ultimo, i Monopoli. Sabato è arrivato il Decreto direttoriale che promette severità – come giustamente ha sottolineato sabato su "Avvenire" Antonio Maria Mira – ma che nei dispositivi applicativi indica tutt’altro. Alcuni esempi: se le sale sono sovraffollate, il gestore è diffidato e solo dopo tre richiami subirà la sospensione fino a un massimo di cinque giorni. Non si usano le mascherine?

Dopo una seconda violazione, si sospenderà il funzionamento dei locali per un giorno. Manca la separazione dei flussi tra entrata e uscita? Alla terza violazione constatata, la sala chiuderà per tre giorni. Idem per la mancata presenza di gel, per la omessa verifica della temperatura corporea, per il non rispetto del 'distanziamento', per la non pulizia delle macchine eccetera. Insomma, dei buffetti e tiratine d’orecchio ai gestori. Può ripartire il contagio? Rischio da correre, basta che l’azzardo riprenda.

Davanti a decisioni istituzionali di questo tipo, si resta basiti. Lo spieghiamo con un esempio elementare. Quando un cittadino entra in un negozio di abbigliamento, sceglie il capo che desidera indossare, lo prova, paga alla cassa ed esce dal locale. I giocatori d’azzardo "problematici" vanno alla postazione e ci restano per parecchio tempo, immersi nel fluire delle ricompense e delle frustrazioni. Con ansia e compulsività via via crescente. Ma cosa si pretende che gliene importi delle regole 'sanitarie'? Dovrebbero provvedere i gestori. Ma se non vengono 'pizzicati' – e per di più per tre volte di seguito – non subiranno conseguenze. Se plurirecidivi, pochi giorni di sospensione. Rischiano perdite risibili, davanti agli incassi nel frattempo ottenuti. E poi, la probabilità di una visita ispettiva è minima. Tanto vale azzardare, è il caso di commentare. Sono del resto operatori che rappresentano il 'banco', e si sa che il banco vince sempre, non rischia quasi nulla. Gli estensori delle regole antivirus per l’azzardo sono così ingenui? O è lecito sospettare di quante pressioni siano state esercitate sul Governo, sulla Conferenza delle Regioni e sui Monopoli per un siffatto regalo alle lobby dell’azzardo?

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