venerdì 27 maggio 2022
Sistemi di lancio a lungo raggio potrebbero di nuovo cambiare le sorti del conflitto. Le esitazioni della Casa Bianca rispecchiano i dubbi dei partner europei sullo sbocco finale della crisi in corso
Guerra giorno 93: nuovi missili promessi da Biden e la ridotta volontà di pace
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La guerra in Ucraina giunta al giorno 93 ruota, non sorprendentemente, intorno alle armi. Nelle ore in cui sembra che l’offensiva russa nel Donbass si faccia consistente e vincente, con la possibilità concreta della manovra a tenaglia da tempo annunciata sull’esercito di Kiev, arriva l’annuncio non ufficiale che l'amministrazione Biden, secondo la Cnn, sarebbe ora pronta a inviare sistemi missilistici avanzati a lungo raggio per rafforzare la resistenza all’Armata di invasione.

Negli ultimi giorni il presidente Zelensky e tutti i vertici ucraini hanno spinto con ancora maggiore insistenza sulla necessità di ottenere arsenali più efficaci dall’Occidente. Nel momento in cui sembrava che l’idea di un compromesso con Mosca, al prezzo di concessioni territoriali, diventasse l’opzione preferita di alcuni grandi Paesi europei e si facesse largo anche negli Stati Uniti (con prese di posizione della stampa e l’intervento a Davos di Henry Kissinger), il ministro degli Esteri Kuleba si era azzardato a dire che la Nato non sta facendo nulla per Kiev. Un’iperbole dettata dalla preoccupazione per le sorti del conflitto e per il no ai sistemi d’arma più potenti.

Le esitazioni della Casa Bianca sono dovute principalmente alla possibilità che il Multiple Launch Rocket System, MLRS ­– capace di sparare una raffica di razzi a circa 300 chilometri – venga utilizzato per colpire sul suolo russo, aggravando la crisi con Mosca. D’altra parte, essendo il sistema con la gittata maggiore di qualsiasi altro presente sul fronte, il MLRS potrebbe essere un elemento di svolta nella guerra, insieme al pezzo di artiglieria ad alta mobilità, noto come HIMARS, in grado di sparare molti degli stessi tipi di munizioni del MLRS.

Ovviamente, si può raccomandare a Zelensky di non abusare delle armi, pena l’interruzione delle forniture. C’è quindi una questione politica e strategica più profonda e importante dietro la cautela di Biden e del suo staff militare. Infatti, l'invio di armi sempre più pesanti in Ucraina – armi molto pericolose per la Russia - potrebbe essere visto da Putin come una provocazione intollerabile e innescare forme di ritorsione contro gli Stati Uniti.

Inoltre, i sistemi MLRS avrebbero sicuramente l’effetto di prolungare ulteriormente la guerra, riequilibrando la situazione oggi precaria o addirittura portando un vantaggio netto all’esercito di Kiev. Questa circostanza, a sua volta, sarebbe foriera di mosse russe minacciose e imprevedibili. Infine, ci sarebbe, sempre secondo la Cnn, anche un dubbio interno: Washington può permettersi di regalare così tante armi di “fascia alta” indebolendo l’arsenale americano?

Se arriverà il via libera del presidente e dei comandi militari Usa, ci vorrà comunque un po’ di tempo per il trasporto (non facile ed esposto ai bombardamenti russi) e per istruire i soldati ucraini all’utilizzo del nuovo sistema missilistico. Nel frattempo, è probabile che il Cremlino voglia accelerare le operazioni per mettere al sicuro le conquiste fatte finora e rendere molto complessa una eventuale controffensiva di Kiev nel Donbass e a Sud.

Come ha confermato anche il premier italiano Draghi, dopo le telefonate con i due presidenti belligeranti, la volontà di pace del Cremlino è attualmente molto ridotta così come è al minimo la disponibilità di Kiev di trattare sulla base di rinunce alla propria sovranità. Tutto questo riporta i destini della crisi agli sviluppi bellici sul terreno. E a rendere sempre più difficile l’apertura di un serio tavolo di pace è arrivato nelle ultime ore anche un rapporto indipendente che documenta come la Russia starebbe spingendo verso un genocidio in Ucraina e commettendo atrocità intese a distruggere il popolo del Paese invaso.

Lo affermano 30 esperti internazionali di diritto nella prima indagine di questo tipo dall'inizio del conflitto. Nel testo elaborato dal New Lines Institute for Strategy and Policy, think tank con sede negli Stati Uniti, e dal Raoul Wallenberg Center for Human Rights (Canada), vengono fornite "ampie e dettagliate prove su uccisioni di massa di civili, deportazioni forzate e retorica disumanizzante usata da alti funzionari per negare l'esistenza di un'identità ucraina". Tutti elementi che confermano la tragicità della situazione e aumentano il pessimismo su una soluzione in tempi brevi.

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