lunedì 18 aprile 2022
Divisioni interne a Mosca sul peso delle misure economiche Usa ed europee. Forse è il momento di agganciare altre restrizioni alla richiesta di riaprire i negoziati. Preoccupano i missili su Leopoli
Guerra giorno 54: le sanzioni ora agitano Mosca. Anche l'Occidente a un bivio
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Di buon mattino, la governatrice della Banca centrale russa Elvira Nabiullina, davanti alla Duma, afferma che le sanzioni per l'invasione dell'Ucraina "hanno colpito in un primo momento il mercato finanziario, anche se ora avranno un impatto più forte sull'economia russa". E spiega che "il periodo in cui si potrà vivere sulle scorte è limitato". La governatrice sottolinea anche che non "proverà ad abbassare l'inflazione a ogni costo, perché questo limiterebbe l'adattamento dell'economia" alla nuova situazione caratterizzata dalle misure imposte dall'Occidente. Poche ore dopo, Vladimir Putin si premura di smentire, senza citare Nabiullina, sostenendo senza esitazioni che l'economia "si sta stabilizzando" così come l'inflazione, con il rublo che torna ai livelli di prima dell'inizio dell'operazione speciale in Ucraina. Anzi, secondo il presidente, "la guerra lampo economica lanciata contro la Russia attraverso le sanzioni è fallita", mentre le stesse misure stanno già provocando "un declino negli standard di vita" nei Paesi europei.

Un quadro contraddittorio che mostra quanto la stretta sull'import-export russo e il congelamento di depositi e beni all'estero stiano mordendo Mosca. E' infatti abbastanza facile leggere nelle parole della governatrice - già ritenuta critica verso il Cremlino, tanto da presentare dimissioni poi respinte - il ritratto più realistico della situazione, mentre lo Zar prosegue con la cortina di propaganda che copre ogni verità. Su questa linea di mistificazione, lo stesso Putin ha decorato la 64esima brigata di fucilieri, che l'Ucraina ha accusato di aver partecipato ai massacri di civili commessi a Bucha. Il presidente ha firmato un decreto che concede il "titolo onorifico per eroismo e tenacia, determinazione e coraggio" dei suoi uomini. Un palese rovesciamento della verità, quando le atrocità, le stragi e gli stupri commessi nella regione di Kiev vengono ogni giorno suffragati da nuove testimonianze e prove.

Nel 54° giorno di guerra, l'Occidente può guardare a queste indicazioni mentre arrivano segnali di un aumento dei bombardamenti diffusi da parte russa. Mariupol rimane ancora assediata con l'ultima resistenza nell'acciaieria Azovstal, ma operazioni sono state segnalate nelle aree di Severodonetsk, Popasnyansky, Kurakhiv e Zaporizhzhya. La novità è l'intensificarsi dei lanci di missili anche all'Ovest, su Leopoli in particolare, dove sono stati presi di mira presunti depositi di armi straniere, ma numerosi civili sono rimasti coinvolti nelle esplosioni. L'offensiva contro il Donbass tanto temuta e annunciata stenta ancora a scattare, anche se potrebbe essere ormai prossima.

Quello che Stati Uniti ed Europa devono quindi considerare è come unire l'arma delle misure economiche con la diplomazia per cercare di indurre Mosca a riprendere trattative concrete. Seppure Putin sostiene che l'eventuale stop agli acquisti di petrolio e gas da parte dei Paesi della Ue non intaccherà la potenza russa, potrebbe essere il momento di giocare la carta di un'azione concertata per cercare di fermare l'invasione. In queste ore si prepara il sesto pacchetto di sanzioni, che forse comprenderà anche lo stop al greggio russo. Le minacce fatte balenare dall'ex presidente Dmitry Medvedev sul default europeo che seguirebbe quello di Mosca non sembrano spaventare la Commissione europea.

La strategia che può convincere il Cremlino è allora quella che rende un ulteriore proseguimento della guerra una partita comunque perdente. Se Putin conquista il Donbass al prezzo di ulteriori pesantissime perdite di truppe e mezzi - come è probabile che possa concludersi l'avanzata in forze a Est -, avrà ottenuto sul campo un obiettivo minimo, ma si ritroverà con un cappio sempre più stretto a livello economico internazionale e dissensi crescenti in patria, quando diventerà chiaro che la guerra non è stata una scommessa azzeccata. Le speranze di una tregua passano probabilmente dallo sfruttare gli spiragli che si presentano di giorno in giorno, prima che l'aprirsi di un fronte vasto e l'avvio di combattimenti più continuativi chiuda ogni margine per i negoziati. Anche per il governo di Kiev l'estendersi della guerra verso Leopoli e altre zone finora considerate sicure potrebbe implicare una riconsiderazione della propria strategia bellica complessiva. La settimana che comincia potrà dare dunque alcune nuove, importanti indicazioni sull'evoluzione della crisi.



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